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La mensa industriale è barbarie, la cuoca della scuola è Civiltà

di Giuseppe Manuel Cipollone

di Giuseppe Manuel Cipollone

Sulle mense di scuola possiamo addentrarci in tante valutazioni, ma tutte portano ad una considerazione di fondo: è bene che si inizi un percorso che punti a riportare le cucine interne agli istituti.

Possiamo girarci intorno, leggere un appalto e dirci che non sia stato scritto correttamente dall’Amministrazione comunale. Possiamo dirci che questa o quella grammatura di cibo non sia adeguata, oppure possiamo constatare come aver consegnato anche la dieta dei nostri i figli alle “linee guida” delle burocrazie sanitarie è quanto di più freddo e disumano si possa concepire. Possiamo anche dirci che questa o quella ditta non sia stata all’altezza del servizio affidatogli. O ancora che la logica di scala dei grandi numeri e porzioni, ineludibile con un sistema di cucine centralizzate, non tende certo a premiare l’appetibilità. Tutte queste considerazioni sono giuste e, al contempo, parziali.

Perché è il modello che va ripensato. E se c’è una cosa che dimostra la lettera firmata da oltre 500 genitori, in cui denunciano il digiuno “sistematico” dei propri figli, è proprio questo: è il paradigma che deve cambiare.

Qualche mese fa, proprio su queste pagine di AostaNews24, portammo su un esempio di un modello virtuoso: la cucina dell’Istituto San Giuseppe di Aosta. Un modello con cucina interna alla scuola che ha superato i controlli Nas a pieni voti, per ordine, pulizia e qualità. Ma soprattutto un modello apprezzato dai bambini e quindi anche dai genitori. E se nessuno nega lo status particolare dell’Istituto, altrettanto nessuno vieta anche al pubblico di imitare una realtà che pare proprio stia funzionando da parecchi anni. Proprio lì, sotto gli occhi di tutti.

Sarà difficile, certo. Ci saranno ostacoli legali, certo. Ci saranno molte risorse da spendere: assolutamente sì! Ma ci vuole la volontà politica di invertire la rotta, non mettere i milioni su discutibili piste ciclabili che sembrano lì apposta per tediare la quotidianità agli automobilisti.

“Io non voglio pagare una lira per la pista ciclabile, è chiaro?” (semicit. V.S.)

In tanti, invece, vorremmo che i soldi venissero spesi per riportare la mensa interna alle scuole, con una cuoca – o un cuoco – lì per seguire la propria dispensa, per preparare un pasto (possibilmente) con un minimo di affetto.

Alla fine stiamo sempre qui a parlare di federalismo, di autonomia applicata ai massimi sistemi. Spesso in modo del tutto retorico e ridondante. Al contrario potremmo iniziare un cammino verso l’applicazione del principio federale ai piccoli sistemi, il federalismo delle mense scolastiche. Come suonerebbe bene…

Giuseppe Manuel Cipollone