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Pressioni contro l’aborto: le domande di AN24 alla Presidentessa del Centro Donne

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di Giuseppe Manuel Cipollone

Il tema è delicato, fin troppo perché vi possa calare anche solo un velo – il più leggero – di mera speculazione politica. Sabato mattina, 27 aprile, il Centro Donne contro la violenza di Aosta ha diffuso un comunicato dai toni molto chiari: nei consultori valdostani stanno avvenendo degli episodi di pressione psicologica nei confronti delle donne che vi si rivolgono per procedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Delle pressioni affinché esse desistano dal proprio intento di abortire.

Una dichiarazione pesante, quella dell’associazione, che non lascia spazio ad interpretazioni: “sono pervenute al Centro Donne contro la violenza di Aosta segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire (…)”.

In brevissimo tempo, la notizia fa il giro delle agenzie stampa, finendo per infiammare le dichiarazioni di diverse associazioni dedicate alle donne, di partiti politici di sinistra e non ultimo la stampa nazionale, arrivando dritta anche sul più importante quotidiano italiano: il Corriere della Sera. Un allarme grave, dunque, che merita di essere attenzionato, in particolare in un territorio – come quello valdostano – che sulla carta non ha fra il proprio personale medico alcun obiettore di coscienza.

D’altronde ad esser rimasta stupita della dichiarazione roboante è anche l’Azienda sanitaria regionale, che si è affrettata a smentire la presenza di volontari pro-life nei consultori regionali, nonché – per quello che più conta in questa sede – che tali segnalazioni le fossero mai pervenute da alcuno. Nemmeno dall’associazione stessa che si è, al contrario, affrettata a tuonare per mezzo stampa.

La stessa associazione valdostana pro-life ‘Movimento per la Vita’, contattata prima da AostaNews24 e poi attraverso una nota della Presidentessa Maria Rosa Rosso, ha smentito categoricamente che alcuno dei propri associati presidi i consultori valdostani, sottolineando come al contrario siano eventualmente le donne che non intendano abortire, in cerca di sostegno, a richiedere il contatto.

Nonostante le smentite, però, il “caso” era già servito. Tanto che la stessa Presidentessa del Centro Donne, Anna Ventriglia, interpellata successivamente da Ansa, ha rilasciato delle dichiarazioni con l’intento di fugare il dubbio che si potesse trattare di una fake news.

Si legge, infatti, sulla più importante agenzia stampa nazionale: “noi abbiamo semplicemente detto che ci sono queste due macro criticità”, dice la dott.ssa Ventriglia. Ovvero l’imposizione da parte di “volontari” di un “ascolto del battito fetale” e “la promessa di sostegni economici o beni di consumo”, ma poi “dovranno verificarle le strutture di riferimento, se vorranno. Se poi ci diciamo che il Centro ha detto una fake news e che sono tutti racconti e falsità, allora ognuno è libero di interpretarlo come vuole”.

Sempre secondo l’agenzia, inoltre, la dott.ssa Ventriglia avrebbe dichiarato che queste segnalazioni sono state “tre o quattro”, senza voler entrare in ulteriori elementi per motivi di privacy.

Le domande pubbliche di AostaNews24 alla Presidentessa del Centro Donne, Anna Ventriglia

Casi davvero anomali quelli segnalati dal Centro Donne, che hanno gettato sulla sanità valdostana un’ulteriore ombra in un momento già complesso. Per questo – condividendo il rispetto per la riservatezza delle donne che hanno fatto le segnalazioni – vogliamo rivolgere alcune domande alla Presidentessa Ventriglia. Delle domande che non entreranno nella privacy di alcuno, ma che anzi permetteranno una più visione più chiara su quanto accaduto.

  • Nella segnalazione a mezzo stampa, dott.ssa Ventriglia, vengono citati come artefici delle gravi pressioni dei generici “volontari”: viste anche le autorevoli smentite, ai volontari di quale associazione fate riferimento?
  • Nella segnalazione parlate della pratica di far ascoltare alle donne “il battito cardiaco dei feti”: rimanendo improbabile che un generico volontario abbia accesso a strumentazioni quali l’ecografo, et simila, in quale modo i volontari praticavano tale pressione psicologica secondo le sue segnalazioni? Attraverso materiale pre-registarto? Oppure dobbiamo pensare che sia stato il personale medico – sulla carta non obiettore – ad aver svolto volontariamente questa pratica?
  • Nelle dichiarazioni summenzionate, alla nota agenzia stampa, dott.ssa Ventriglia, lei dichiara in modo approssimativo che le segnalazioni sarebbero “3 o 4”? Vista la gravità dei fatti, si tratta precisamente di 3 o 4 segnalazioni?
  • Vista la sua comprensibile preoccupazione per la privacy delle donne oggetto di pressione, perché – prima di diffondere a mezzo stampa gli episodi attirandovi sopra l’attenzione pubblica – non ha ritenuto di girare quanto appreso alle autorità sanitarie per le dovute indagini interne?
  • Le segnalazioni a quando risalgono, sono tutte recenti e arrivate in modo simulataneo?

Domande lecite che avremmo voluto porre al Centro Donne, se ci avessero risposto ai ripetuti tentativi di contatto, visto il ruolo sociale e pubblico che l’associazione ha nella nostra regione. Domande che meriterebbero senz’altro risposta, se non altro perché la Valle d’Aosta – e la sua immagine – è finita al centro di un “caso” che probabilmente non meritava.

Giuseppe Manuel Cipollone

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