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‘Pediniamoci’, l’USL VdA avvia un nuovo progetto dedicato ai detenuti del carcere di Brissogne

di Redazione

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Un laboratorio con artigiani valdostani per costruire le scacchiere in legno e una serie di incontri per imparare il gioco degli scacchi: è il progetto pensato dall’Azienda USL per le Dipendenze (Ser.D.) per i detenuti del carcere di Brissogne, interamente basato sul gioco degli scacchi. 

Il progetto – intitolato ‘Pediniamoci’ – si svolgerà nel carcere di Brissogne ed è dedicato ai detenuti con problemi di dipendenze, ma anche agli altri; è composto di due fasi: un laboratorio esperienziale per la costruzione di scacchiere e un corso base per imparare le tecniche di gioco.

Il laboratorio prevede 3 incontri di tre ore ciascuno dove gli intagliatori Vittorio Carrupt e Francesco Di Vito, volontari, costruiranno insieme ai partecipanti le scacchiere in legno, le dipingeranno e realizzeranno anche le pedine, in legno o in altro materiale. 

Il corso base per imparare a giocare avrà invece 8 incontri di 2 ore ciascuno, tutti ad aprile. Gli insegnanti saranno Endy Baloire, candidato maestro nazionale e istruttore di base nella Federazione Scacchistica Italiana, e Corrado Yeuillaz, maestro nazionale.

Proporre gli scacchi ad un pubblico quale quello dei detenuti, popolazione fragile, può sembrare un azzardo – spiega il dottor Gerardo Di Carlo, responsabile della SSD SerD -, eppure riteniamo che sia motivato da più aspetti, utili per aiutare chi ha vissuto situazioni relazionali difficili, coinvolgimento nella dipendenza o ha sperimentato comportamenti sociali inadeguati. Pensare prima di agire, adottare un atteggiamento strategico, valutare punti di forza e di debolezza delle varie alternative possibili, riflettere sui propri errori e astrarre regole di comportamento, tener conto di più elementi contemporaneamente, impegnarsi per raggiungere un obiettivo, sono solo alcuni degli insegnamenti che gli scacchi possono dare. Attraverso il gioco, poi, sono favorite la socializzazione e l’empatia verso l’altro, e lo sviluppo dell’autostima rende maggiormente resistenti alle frustrazioni della quotidianità. Ad una persona abituata alla prevaricazione o al contrasto violento gli scacchi possono insegnare a prevalere in modo sano e ad accettare la sconfitta in modo altrettanto sano”. 

Senza contare che “in un contesto di deprivazione di stimoli intellettuali e di svago, questo momento di gioco costituisce un’alternativa a basso costo, facilmente replicabile e che si autoalimenta per la passione dei partecipanti”.

Gli scacchi rappresentano una “palestra cognitiva”, e “val la pena ricordare – sottolinea il dottor Di Carlo – che sono un gioco ‘a informazione completa’ in cui non svolgono ruolo alcuno la casualità e l’azzardo (salvo il sorteggio iniziale dei colori): gli avversari hanno a disposizione tutti gli elementi sulla scacchiera per valutare ciò che intendono e devono fare, senza alcuna scommessa possibile”. 

Per quanto riguarda la costruzione artigianale di scacchiere e pedine “l’attività permette di creare un terreno cognitivo preparatorio al gioco stesso, sviluppando non solo la manualità, ma anche attività di coordinazione, di collaborazione e condivisione in vista di un obiettivo comune. In questo modo viene sollecitata anche la sfera visuo-spaziale (intelligenza non verbale e di performance)”.

Il progetto guarda al futuro. “L’obiettivo – conclude il dottor Di Carlo – è la costituzione di un club di scacchi in cui gli allievi potranno giocare tra loro con cadenza settimanale ed eventualmente ingaggiare sessioni di gioco online con altri Istituti Penitenziari o, perché no, con cittadini liberi (favorendo in tal modo l’inclusione con l’esterno)”.