E’ stato scoperto nel 2003 e da allora è stato oggetto di numerosi scavi per scoprirne misteri e bellezze: è il sito archeologico di Bois de Montagnoulaz, a Pré-Saint-Didier, argomento al centro del quinto appuntamento de ‘I giovedì del MAR’ tenutosi lo scorso 29 giugno, nella sala conferenze del Museo Archeologico Regionale di Aosta.
Durante la conferenza la dott.ssa Alessandra Armirotti, dell’Ufficio Patrimonio Archeologico della Regione autonoma Valle d’Aosta, e l’archeologa Gwenaël Bertocco hanno illustrato il sito recentemente aperto al pubblico, in seguito ad un’attività di valorizzazione del sito stesso avviata alla fine del 2022 nell’ambito del Progetto Interreg Alcotra ‘Parcours des patrimoines, de passage en châteaux’ dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Valle d’Aosta.
Il sito archeologico
Il sito – collocato all’interno del parco avventura Mont Blanc – si trova al di sotto dello stabile del ristorante ‘Lo Carà’ in una posizione privilegiata nel cuore dell’Europa: protetto su un lato dalla presenza dell’Orrido e ad ovest delimitato dalle pendici del Mont di Nona, ha rappresentato per millenni un’importante via di comunicazione tra il mondo mediterraneo e l’Europa occidentale.
Le diverse stratificazione di cui si compone il sito hanno permesso di rinvenire dei reperti che raccontano una storia lunga oltre 1500 anni: questi, infatti, hanno permesso di collocare cronologicamente la prima occupazione durante la fine dell’Età del Bronzo, per poi passare all’Età del Ferro fino alla più recente Epoca romana. Le prime attività si collocano tra il X e l’VIII secolo a.C. e sono documentate esclusivamente da materiale ceramico, da un focolare e da buche di palo.
L’Età del Ferro
Alla seconda fase, datata tra il VII e il VI sec. a.C., risale la costruzione di un ‘castelliere’, un villaggio fortificato all’interno di una possente cinta muraria i cui resti sono ancora oggi riconoscibili. “Questo – insieme ad altri castellieri individuati sul territorio, come ad esempio il castelliere di Lignan – rappresenta la tipica forma di insediamento del territorio alpino da parte delle popolazioni locali. Essi sorgono in luoghi sopraelevati, poiché questo consentiva un attento controllo del territorio”, ha spiegato la dott.ssa Armirotti.
In seguito alle prime due fasi di occupazione si sviluppa sul sito un vasto incendio – testimoniato dai segni rossicci nella stratigrafia delle rocce – che ha comportato il probabile abbandono temporaneo dell’area.
L’Epoca romana
L’ultima fase di occupazione si ha in epoca romana quando, alla fine del I sec. a.C, viene costruito un ‘castrum’, le cui tracce oggi sono ancora visibili al di sotto dello chalet. Il castrum costituiva un vero e proprio accampamento militare che aveva funzione di controllo della via di accesso al Colle del Piccolo San Bernardo, ed era connesso con l’attività di romanizzazione del territorio con la costruzione della celebre ‘Via delle Gallie’.


I reperti e lo studio del materiale
Lo studio del materiale rinvenuto in fase di scavo – presentato dalla dott.ssa Bertocco – è consistito in attività di catalogazione e di inventariazione, oltre ad operazioni di restauro e di pulitura di alcuni reperti.
Relativamente all’Età del Ferro la concentrazione dei resti mostra l’esistenza di aree destinate alle lavorazioni artigianali, come la lavorazione di fibre animali e vegetali. Inoltre, le analisi archeobotaniche effettuate su dei semi carbonizzati hanno fornito importanti informazioni riguardo alle abitudini alimentari di quest’epoca: gli abitanti del castelliere coltivavano e consumavano per lo più di legumi (fave, lenticchie e piselli) e di cereali (farro, orzo e miglio), spesso trasformati in farina utilizzando macine in pietra prima di essere cucinati in contenitori di terracotta.




All’Epoca Romana risalgono invece i numerosi reperti in metallo, caratteristici degli accampamenti militari: oggetti di ornamento personale, come le fibule, sia in ferro sia in bronzo, ma anche elementi tipici dell’equipaggiamento dei soldati, come i chiodini che ricoprivano le suole delle calzature in cuoio. Sono invece ricollegabili alle attività quotidiane alcuni utensili in ferro, tra cui delle cesoie e una lama di coltello per la lavorazione del pellame.
E’ stato possibile visionare da vicino i principali reperti restaurati, posti in una vetrina allestita ad hoc per l’occasione.




Il progetto di valorizzazione
Il sito è stato al centro di un progetto di valorizzazione che ha comportato la costruzione di una recinzione che ne delimita l’area, l’installazione di un sistema di illuminazione durante le ore serali e la collocazione di due pannelli didattici, uno relativo alla fase protostorica e uno a quella romana, che forniscono le principali informazioni relative ai due periodi, oltre a quelli direzionali che consentono di raggiungere facilmente il sito.
‘I giovedì del MAR’ tornano a luglio, con l’appuntamento ‘Sotto lo stesso sole. Europa 2500 – 1800 a.C’. L’evento si terrà nella sala conferenze del Museo Archeologico Regionale in Piazza Roncas ad Aosta, il 13 luglio, alle ore 17:30.
Presenzierà Maria Giuseppina Ruggiero, Direttore del MUPREMuseo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica (Capo di Ponte, BS) e modererà Gianfranco Zidda.
Martina Branco