Gentile Direttore di AN24,
sono la moglie di un operatore della Polizia penitenziaria e vorrei che fosse data voce a chi ogni giorno vive con uno di loro.
Non serve solo la solidarietà, ma risorse che puntualmente si perdono: divise, attrezzature e scarpe che non sono mai disponibili. Cosa ne sanno tutti quelli che guardano da lontano degli anfibi (che a differenza dei colleghi degli altri corpi, dobbiamo comprare ogni anno) e delle magliette lise che sono costretti ad indossare i nostri agenti?
Cosa ne sanno i tanti signori che si riempiono la bocca di parole, dell’angoscia di chi aspetta a casa – mentre la tensione aumenta – senza sapere se il telefono squillerà per comunicarci che nostro marito, papà o fratello è stato portato in ospedale perché aggredito? Cosa ne sanno questi paladini (che si manifestano solo quando ci sono gravi rivolte o elezioni) della tensione con cui vivono tutti i giorni? O ancora delle notti insonni perché il tuo compagno è stato chiamato in piena notte con l’ordine di raggiungere l’istituto penitenziario nel minor tempo possibile?
Cosa ne sanno di quel pasto consumato a metà o del posto vuoto all’improvviso, perché è arrivata quella chiamata di aiuto da parte dei colleghi in servizio: perché chi indossa quella divisa – e ne va fiero – non ci pensa due volte e si precipita lì, sempre lì. Come dice sempre mio marito: “se fossi io in quella situazione vorrei vederli arrivare tutti!”. In fondo, dopo turni massacranti di 10/12 ore con alcuni si creano legami forti, con qualcuno si diventa persino famiglia.
Bisogna riconoscere il ruolo e la difficoltà di questi agenti, non solo puntare il dito quando il Garante dei detenuti parla! E chi prende la responsabilità della salute mentale e fisica dei nostri operatori di Polizia penitenziaria? Mi permetto di ricordare che è il Corpo con il tasso più alto di suicidio! Non ce la fanno più!
E non basteranno certo nuove risorse: all’ultimo concorso dei 2500 posti disponibili, non sono stati neanche la metà i candidati che si sono presentati. Nessuno vuole farsi umiliare (perché succede anche questo, farsi sputare in faccia ecc ecc), la vita non ti consente per 40 anni di vedere i tuoi diritti calpestati.
Lo so, sono parole forti ma in questi giorni la tensione è stata molto alta! Se penso alla paura che mi assale quando vedo il numero della caserma sul cellulare, sapendo che lui è in servizo… mi si ferma il cuore fino a quando non rispondo.
Chiedo scusa per lo sfogo, ma l’amarezza che provo nel vedere chi si ricorda di questi agenti solo nel momento in cui i detenuti (che hanno commesso dei reati!) distruggendo intere sezioni e oggetti (che ricordo paghiamo tutti con le tasse) mettono a rischio coloro che in quel momento stanno rappresentando lo Stato, oltre che loro stessi, è molto triste .
La moglie di un agente della Polizia penitenziaria fiero di indossare quella divisa