Nel tessuto lavorativo della Valle d’Aosta emerge una forte presenza femminile, posizionando la regione tra le più aperte al lavoro femminile in Italia. Tuttavia, il recente rapporto sull’occupazione maschile e femminile fa emergere ancora delle differenze, che a tratti – secondo i relatori – rappresentano delle criticità.
A spiegare i numeri – in una conferenza stampa tenutasi ieri, 12 marzo, presso la sala eventi di Palazzo regionale – il dott. Dario Ceccarelli, dell’Osservatorio economico e sociale e il Consigliere di parità, la dott.ssa Katia Folletto.
I dati raccolti tramite questionari compilati dalle aziende, nel periodo 2020/2021, si concentrano sulle imprese con più di 50 dipendenti, che nel territorio valdostano si aggirano intorno alle 70 unità. Queste realtà occupano circa 8.300 persone, di cui poco più di 3.000 sono donne.
L’analisi dei dati sottolinea l’ampio ricorso al lavoro part-time per le lavoratrici. Difficile stabilire quando la scelta è volontaria e quando dettata dalla necessità di bilanciare impegni familiari con quelli lavorativi. I contratti part-time coinvolgono circa il 20% dei dipendenti delle grandi aziende, evidenziando una significativa differenza di genere: mentre il 45,3% delle donne opta per il part-time, solo il 6,2% degli uomini fa lo stesso.
Inoltre, durante la relazione viene posto l’accento sul divario di genere nelle posizioni di vertice aziendale: se le donne costituiscono il 49% degli impiegati, tale percentuale scende al 28,1% per i quadri e il 21% dei dirigenti. Come prevedibile, emerge anche come il lavoro femminile si concentri soprattutto nel settore terziario, essendo meno frequenti le prestazioni lavorative femminili nell’ambito dell’agricoltura e dell’industria.
Infine, il rapporto confermerebbe la persistenza del cosidetto ‘gender pay gap’, con le donne che sarebbero pagate in media l’11% in meno rispetto ai loro colleghi maschi a parità di mansioni.