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Lavoro, Core Informatica: si apre lo scenario peggiore, azienda chiusa e lavoratori in Naspi

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di Redazione

Il destino della Core Informatica di Pont-Saint -Martin si sta compiendo. A nulla sono valsi i ripetuti scioperi dei dipendenti, nessuna inversione di rotta, solo la conferma implicita di quanto tra i corridoi e le scrivanie si temeva da mesi. La seconda riunione tra Sindacati, azienda e Prefettura valdostana ha emesso un verdetto amaro: l’azienda è diretta verso la chiusura definitiva.

Sull’ultimo incontro ha pesato come un macigno l’assenza dell’AD Roberto Volpe, che non si è presentato. Al suo posto, una deduzione: la ritirata. Così, nel pomeriggio di ieri, un’assemblea urgente convocata da FIM, FIOM e UILM non ha potuto che comunicare ai 59 lavoratori lo scenario peggiore: entro pochi giorni verranno portati i libri in Tribunale, con avvio della procedura di liquidazione giudiziaria. A farlo sapere sono le stesse sigle sindacali.

“Rimangono da percepire parte della retribuzione di aprile, l’intero stipendio di maggio e vari arretrati. Nessun welfare, buoni pasto sospesi”, hanno spiegato i rappresentanti sindacali Hans Pistolesi (FIM Vd’A), Fabrizio Graziola (Fiom Vd’A), Luca Cortese e Deborah Bonacci (UILM Canavese), tentando di rassicurare i lavoratori sulla tutela di stipendi e TFR, seppur con tempi non immediati.

Una crisi annunciata

La situazione, che oggi assume contorni drammatici, affonda le radici nel 2018, anno dell’acquisizione da parte del gruppo Netcom. Inizialmente vissuta come una svolta promettente, quella fusione nel tempo si è trasformata in un’agonia per i dipendenti della Core Informatica: stipendi erogati a singhiozzo, ritardi sulle tredicesime, comunicazioni rarefatte. La fiducia si è erosa mese dopo mese, lasciando spazio alla disillusione.

Cosa succede ora?

Due scenari in contemporanea: per alcuni, potrebbe aprirsi un’eventuale prosecuzione in esercizio provvisorio sotto il controllo del curatore fallimentare, con l’obiettivo di portare a termine le ultime commesse residue. Per gli altri, la prospettiva è chiara: fine del rapporto di lavoro e accesso alla Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione.

I Sindacati, nel frattempo, chiedono che si mantenga un dialogo aperto con le istituzioni, vigilando affinché vengano rispettate le minime tutele per tutti i lavoratori coinvolti. La parola ora dovrebbe passare alla magistratura, mentre il futuro di quasi sessanta famiglie resta in bilico, tra rabbia, amarezza e la ricerca di una ripartenza che per taluni potrebbe essere molto difficile.

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