La prima fase del monitoraggio dei ghiacciai regionali destinata alla misura degli apporti nevosi nell’inverno appena trascorso, si è conclusa con le misure di accumulo effettuate martedì 28 maggio sul ghiacciaio del Rutor (La Thuile) e giovedì 30 maggio 2024 sul ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche).
La stagione invernale 2023/24, rispetto a quella precedente, è stata mediamente più ricca di precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo del tardo inverno e inizio primavera. Ciò ha favorito la conservazione del manto nevoso fino alla fine di maggio.
Ghiacciaio del Timorion
Il manto nevoso, misurato in 91 punti, ha mostrato spessori variabili da 315 a 650 cm nella zona di accumulo (con un’altitudine media di 3.350 m s.l.m.) e da 190 a 400 cm nelle quote inferiori, con un’altitudine media di 3.250 m s.l.m.
La densità media, rilevata in due punti significativi, è stata di 426 kg/m³, determinando un accumulo specifico pari a 1.800 mm di equivalente di acqua.
Il valore registrato quest’anno si pone al massimo della serie storica iniziata nel 2001 segnando un accumulo circa tre volte superiore rispetto a quello registrato nell’inverno 2022 – 2023 (630 mm) e di 400 mm superiore rispetto al massimo registrato nell’inverno 2012/2013 (1.413 mm).
Le trincee nivologiche hanno messo in evidenza ripetuti orizzonti contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane nel corso dell’inverno e primavera 2024. “La deposizione di tali particelle – spiegano gli esperti -, oltre ad essere di interesse per la comprensione dei fenomeni di circolazione atmosferica a larga scala e ad avere ripercussioni sul monitoraggio della qualità dell’aria in area urbana, ha un impatto rilevante sulle dinamiche di fusione: gli strati arricchiti in sabbia, quando riappaiono in superficie, assorbono più luce (energia) ed aumentano il tasso di fusione accelerando la perdita di neve e incrementando i deflussi superficiali”.
Il rilevo annuale dell’accumulo del ghiacciaio del Timorion è stato effettuato in collaborazione con gli operatori del Corpo di sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Ghiacciaio del Rutor
Sulla base di 116 misure manuali e 226 misure geofisiche, l’accumulo medio è calcolato pari a 472 cm (con minimi di 210 cm alla fronte destra e massimi superiori ai 600 cm nell’ampio plateau sommitale).
La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 455 kg/m3 (massima e minima rispettivamente pari a 518 e 422 kg/ m3). L’accumulo specifico è pertanto pari a 2.092 mm di equivalente d’acqua, valore che colloca l’inverno 2023/24 al secondo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (20 anni), di poco inferiore al valore massimo registrato nella serie del 2013.
La misurazione degli accumuli è stata effettuata combinando le misure manuali tradizionali, basate sull’impiego di sonda da valanga centimetrata, con misurazioni geofisiche tramite Ground Penetrating Radar (GPR). Queste ultime sono state condotte dal personale del Dipartimento DIATI del Politecnico di Torino. Utilizzando il GPR, sono stati eseguiti transetti continui, ottenendo dataset particolarmente completi e riducendo gli errori legati alla presenza di strati di ghiaccio nel manto nevoso e alla complessa morfologia della superficie del ghiacciaio, elementi che possono interferire con le misurazioni manuali.
“L’utilizzo combinato dei due differenti approcci ha permesso, in fase di elaborazione dei dati, la quantificazione effettiva dell’accumulo invernale, escludendo il residuo nevoso presente al termine della stagione estiva 2023 nel settore sommitale del ghiacciaio”.