L’Europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, ha dato il via alla sua corsa per le elezioni europee, del 8 e 9 giugno, da Aosta. In Place des Franchises l’Onorevole ha portato – mercoledì 1 maggio – il suo ‘villaggio Ciocca’, uno stand che toccherà le principali città del collegio elettorale del nord-ovest.
Durante la sua visita l’On. Ciocca ha ribadito i suoi cavalli di battaglia, dalla difesa del made in Italy alla crisi dei comparti manufatturieri piegati dalle politiche fallimentari di questa Unione Europea. Il “villaggio” diviene così la rappresentazione plastica del fallimento delle politiche europee, dove l’Europarlamentare esprime – in modo colorito – il proprio programma incentrato sulla tutela dei prodotti italiani, delle famiglie e delle imprese.
“A Bruxelles si decide il futuro degli italiani senza che questi ne siano a conoscenza”, dice Ciocca prima che – come AostaNews24 – gli ponessimo alcune domande sul futuro Unione Europea e su cosa intenderebbe fare in caso di rielezione.
AN24: quali sarebbero le prime priorità di Ciocca all’Europarlamento in caso di rielezione?
On. Ciocca: “le prime priorità sono ben rappresentate qui nel villaggio Ciocca (lo stand) qui ad Aosta. Innanzitutto, dobbiamo continuare a difendere la nostra agricoltura. E’ necessario mettere mano alla PAC con un rapporto non centralista ma attento alla sussidiarietà. Di fronte a noi abbiamo una grande sfida: la programmazione PAC 2027-2034. In questa programmazione sarà importante valorizzare il ruolo delle nostre amministrazioni locali, le quali hanno una lettura del territorio che le burocrazie del palazzo europeo – evidentemente – non possono avere”.
AN24: la Valle d’Aosta ha delle eccellenze assolute in termini di prodotti agricoli e alimentari. Per questo, nel settore agroalimentare, esiste parecchia preoccupazione per due temi: da una parte il cosidetto ‘nutri-score’ e dall’altra le nuove frontiere della sofisticazione alimentare. Cosa ci può dire a riguardo?
On. Ciocca: “anche su questo tema c’è molto da fare, L’Europa nel tempo ha smantellato il nostro settore tessile, il nostro settore metalmeccanico, il settore manifatturiero ha perso colpi e patisce anche l’automotive. Ora ha preso di mira il settore agroalimentare.
Non è un segreto che nella commissione tumori dell’UE, di cui ho fatto parte, molti Europarlamentari distanti da noi abbiano cercato di far passare la linea che il vino faccia male, il formaggio faccia male, la nostra dieta faccia male. Per qualcuno per stare bene bisognerebbe mangiare grilli, cavallette, carni sintetiche e polli in provetta. Questo è inaccettabile: dietro un certo leitmotiv sulla salute e sull’ambiente ci sono giganteschi interessi economici.
Per questo dobbiamo difendere l’idea che l’Europa sia ancora un continente di produttori, non solo di consumatori. Qulacuno invece vuole prenderci la terra per installare pannelli solari cinesi e poi far arrivare le produzioni da fuori”.
AN24: in Valle d’Aosta si vive un fortissimo spopolamento delle valli montane e delle terre periferiche. Cosa dovrebbe fare l’Unione Europea da questo punto di vista?
On. Ciocca: “l’UE deve rendersi conto che la diffusione sul territorio dei cittadini è la miglior prevenzione contro eventuali crisi pandemiche, la concentrazioni di persone nelle grandi città ci espone maggiormente ai rischi di contagi. Inoltre, la diffuzione della popolazione è garanzia di presidio del territorio. Naturalmente perché queste aree, come quelle montane, vengano abitate hanno bisogno di infrastrutture e servizi, anche e soprattutto digitali e telematici.
L’Unione Europea deve mettere in campo dei contributi affinché i servizi e le infrastrutture in montagna vengano rilanciate”.
AN24: negli anni abbiamo visto prima il gesto della scarpa a Pierre Moscovici, poi il cartellino rosso ad Ursula Von der Layen? Quale sarà il prossimo?
On. Ciocca: “in realtà voglio sperare che non sia più necessario fare gesti eclatanti per far passare un messaggio. Sicuramente voglio portare le nostre eccellenze, italiane e valdostane, al Parlamento Europeo, per far campire loro che non si tratta di prodotti che inquinano o fanno male alla salute. Vorrei un’Europa che, di fronte ad un cesto di prodotti tipici italiani, possa affermare: queste sono le produzioni che vogliamo. Invece, spesso troviamo una nemica”.
Martina Branco