Dopo due anni di pandemia, una guerra alle porte d’Europa proprio non ci voleva. Gli animi nelle nostre società erano già molto esacerbati e questo conflitto non sta creando che le condizioni di una deflagrazione ancora più forte.
Sta facendo discutere in questi giorni l’ondata di proibizioni, censure e veti rispetto alla popolazione e alla cultura russa che sta avvenendo nel nostro Paese e più in generale in Occidente. Dalle opere di Dostoevskij ai direttori dell’Opera nulla che sia russo sembra più al sicuro da ritorsioni. E un tale atteggiamento, che rischia di confondere in modo ambiguo responsabilità collettive a quelle individuali e viceversa, all’interno delle democrazie liberali dovrebbe quantomeno porre dei quesiti sulla direzione intrapresa.
Il dilemma di come rapportarsi con il mondo russo e con i russi, non poteva che arrivare anche nella nostra piccola regione attraverso lo sport. Come ben illustrato in un articolo de La Stampa locale il mondo dello sport si è diviso, con il comitato del Tor des Géants che ha lasciato aperta la partecipazione agli atleti russi e bielorussi in forma neutrale, ovvero senza esporre la bandiera e simboli nazionali. Una scelta che – in un epoca profondamente conformista – non poteva che causare discussioni.
E da noi chi poteva bollare su Twitter come sbagliata la scelta di permettere agli atleti russi di partecipare ad una gara sportiva? Naturalmente il sempre attivo assessore-opininista, Luciano Caveri.
Il passo dal NoVax al russo è stato breve, ma è chiaramente cambiata l’emergenza nazionale. Non si può che constatare come un certo “maccartismo” dei cittadini liberi rimanga un fenomeno misterioso e preoccupante, per la restante parte di chi vive – o almeno ci prova – in modo libero nel mondo libero. Dio ci scampi dall’intolleranza dei tolleranti.
Giuseppe Manuel Cipollone