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Crisi di maggioranza, abbiamo la soluzione: qualcuno chiuda i consiglieri in “conclave”

di Redazione

di Redazione

Che sia una crisi politica infinita quella che si vive in Place Deffeyes è sotto gli occhi di tutti. Lo si evince non solo dalle dichiarazioni contrastanti che quotidianamente elargiscono i nostri politici, lo si capisce soprattutto rileggendo le cronache dei principali giornali locali degli ultimi anni e mesi.

Mi domando quanto potesse esser bella – e forse gratificante – la professione del giornalista quando ci si poteva permettere di “ricamare” uno storytelling sulle vicende nelle stanze dei bottoni, quando ciò che veniva scritto poteva essere inserito in una narrazione valida per oltre mezza giornata. Un senso complessivo delle cose che oggi pare essere smarrito, perché smarrito è il valore della parola data.

Certo la politica è per essenza l’arte del Machiavelli, ogni mezzo è consentito se – è lo stesso classico fiorentino ad ammetterlo – la ragione di Stato lo impone. Ma qui è proprio la ragione di Stato ad essere smarrita e evanescente, non si comprende il fine di un tale roteare di cretinate in arrivo regolarmente.

Rileggete, cari lettori, le cronache politiche dei mesi appena trascorsi, prodotte da tutti i giornali locali più credibili e accreditati. Compreso – per chi ci vorrà riconoscere questo merito – il nostro. Non potrete che rimanere con un senso di confusione e disorientamento: la maggioranza esiste, contrordine non esiste più; è in arrivo il ribaltone, no è solo un bluff; sono io il 18esimo, no lo sono io, ecc.

E no, non credo che i giornalisti – alcuni dei quali penne di grande esperienza – si siano tutt’a un tratto ammattiti. Si trovano però a scrivere di un “quadro” che nel tempo è passato da esser un Caravaggio ad un pasticcio di arte moderna. E Dio solo sa cosa ci viene da pensare, intimamente, quando ci tocca vedere i parti dell’arte moderna. Un quadro sul quale tutti si sentono in dovere di scaricare la propria palata di “merda d’artista”.

Come uscirne, dunque, quando la politica è così debole e ci si interroga, un giorno sì e l’altro pure, sull’influenza che il mondo esterno – lecito e non lecito – può avere su di essa. La soluzione – passateci la provocazione – potremmo averla noi, ce la dà l’istuzione che più di tutte si è adattata al segno dei tempi: Sancta Romana Ecclesia.

Proprio lei – regno nel mondo, ma non del mondo – che dalla notte dei tempi ha capito una lezione di pragmatismo divino: è bene fidarsi di dignitari del rango di Cardinale, non tanto però da lasciarli liberi nei traffici in occasione dell’elezione papale. Meglio tenerli chiusi, in riflessione quasi ascetica, per meglio esprimere la volontà di Nostro Signore.  

Ecco cosa servirebbe, un piccolo “conclave” in tinte valdostane. O se preferite una ‘crisi del fil di ferro’ al contrario: un filo per chiuderli dentro al Consiglio Valle – e non fuori – i nostri consiglieri, magari senza cellulari. Niente post, niente comunicati stampa, nessun contatto con il mondo esterno, finché l’isolamento non sarebbe foriero di quell’ispirazione trascendente verso la risoluzione della crisi politica e per i cittadini – finalmente – di una stabilità di governo.

Ecco tutto ciò è – e rimane – una piccola provocazione giornalistica senza valore alcuno, non v’è dubbio. Ma diciamocelo, sotto sotto, è improbabile che sarebbero in molti a stracciarsi le vesti. E d’altro canto, per una volta, gli allarmi sul ritorno al Medioevo che impazzano da un mese a questa parte sarebbero fondati. Ma si sa, lo dicono tutti i medievisti più affermati: il Medioevo è un’epoca ampiamente sottovalutata.

Giuseppe Manuel Cipollone