Pseudoscienza o ultima frontiera dell’innovazione tecnologica ecostenibile, per questo ostracizzata da un approccio oscuratista e rigido al metodo scientifico? Difficile venire a capo sul tema dell’acqua informata e della sua reale efficacia contro i parassiti delle piante, l’argomento infatti divide e non solo agricoltori comuni e profani.
Sullo sfondo, infatti, vi è stato anche uno scontro di opinioni fra qualificati agronomi valdostani: da un lato l’Institut Agricole Régional, su posizioni nettamente scettiche, dall’altro il Centro Agricolo Dimostrativo e Sperimentale di St. Marcel apparentemente più possibilista. Due poli, due autorità regionali in tema di agricoltura e agronomia, guidate da visioni – per alcuni versi – opposte.
Nel mezzo lei, l’acqua “informata”, oggetto del contendere. Ma di cosa si tratta? Semplice acqua che – a detta dei sostenitori – verrebbe informata di una certa frequenza (per es. del rame) e che permetterebbe di far sviluppare “una memoria” alla pianta, capace di allontanare molti degli agenti patogeni e degli insetti che la fanno ammalare. Una sorta di “riattivazione” del sistema immunitario della pianta, assopito da anni di uso massivo di fitofarmaci, attraverso una tecnologia totalmente green, libera dalla chimica e che – sulla carta – porrebbe grandi interrogativi sull’industria farmaceutica contemporanea. Questa almeno è l’opinione dei promotori, fra cui ovviamente figura l’inventore Luciano Gastaldi, il quale è anche colui commercializza il prodotto.
Chi invece ha già stabilito la verità sono i grandi giornali, fra cui spiccano il Foglio e La Stampa, che hanno sottolineato la recente marcia indietro dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, reo di aver stanziato un finanziamento (seppur modestissimo) su una ricerca che approfondiva il tema dell’acqua informata. Pseudoscienza la sentenza, una pratica – quella di utilizzare l’acqua informata – che rischia di indurre in errore molti agricoltori in buona fede, cagiondo loro gravi danni economici e alla salute delle loro colture. Opionione che è bene ricordare, resta quella di una parte rilevantissima della comunità di esperti regionali, fermi sostenitori dell’efficacia scientifica della fitofarmacologia.
Ma non tutti la vedono così, chi sostiene la bontà dell’acqua informata è deciso ad andare avanti in una campagna di conoscibilità del prodotto in Valle d’Aosta. Così coincidenza vuole che proprio alle 18:00 di oggi, sabato 7 giugno, ad Aosta, presso la sala conferenze di Palazzo Regionale (salone Ida Maria Viglino), vi sia un evento ad ingresso libero sul tema. A promuoverlo, in prima linea, l’associazione ‘L’Agrou’.
Fra i relatori – oltre all’oramai ben noto Luciano Gastaldi – anche diverse testimonianze di agricoltori valdostani, fra cui spicca il viticoltore Vincent Grosjean. Ma anche Marcello Lofrano, Direttore del St. Georges Campus, Roberto Grasso Presidente della coop sociale ‘Forrest Gump’ e Rosalia Ventrini Presidentessa dell’A.C.Q.
E così le due fazioni che hanno animato il dibattito sottotraccia in Valle d’Aosta, non sembrano avviarsi verso una reale pacificazione. Ma anzi un solco insormontabile viene a tracciarsi fra loro, come tra visioni del mondo inconciabili: è veramente possibile tornare ad un’agricoltura senza farmaci e chimica, oppure sono solo rischiose utopie romantiche? Lo scontro resta più che mai aperto, con il mercato – sempre lì – come un silente controllore, pronto a far pagare il suo salatissimo dazio.
Giuseppe Manuel Cipollone