Si è tenuta ieri mattina, mercoledì 18 maggio, presso il Salone Ducale del Comune di Aosta, la presentazione del nuovo progetto di accoglienza Sai alternativo al modello Cas.
A fare gli onori di casa l’assessore alle politiche sociali di Aosta, Clotilde Forcellati: dopo una breve introduzione in cui ha ringraziato chi ha contribuito a che l’iniziativa prendesse forma, l’assessore si è astenuta da valutazioni in quanto in regime di par condicio. In particolare, i ringraziamenti sono andati all’associazione Soroptimist che ha donato arredi per gli appartamenti destinati all’accoglienza e al consigliere di maggioranza, Sarah Burgay, per aver messo a disposizione un appartamento.
Presente in sala anche Maura Susanna, promotrice del sistema di accoglienza Sai in Valle d’Aosta e Vicesindaco di Saint-Vincent, Comune capofila del progetto. Il Sai, ad oggi, coinvolge anche i Comuni di Champorcher e Saint-Rhémy-en-Bosses, per un totale di 37 posti disponibili sul territorio regionale.
Ma cos’è il sistema di accoglienza Sai? A spiegarlo Arnela Pepelar – del consorzio di cooperative Trait d’Union, nonché gestore regionale del progetto – che sottolinea i vantaggi di un sistema di accoglienza per rifugiati diffuso sul territorio e integrato, che si fonda su “sull’alleanza strutturale tra gli enti locali e il terzo settore“. Numeri di un progetto in espansione quelli del Sai, modello alternativo ai centri di accoglienza tradizionali: in Italia sarebbero attivi ben 848 progetti, che coinvolgono 320 enti locali e 25.000 posti offerti all’accoglienza e integrazione dei profughi.
Spazio poi alla storia di un rifugiato afghano, Mahboobullah Akhtari, un tempo traduttore presso l’ambasciata italiana a Kabul. Lui con la sua famiglia – composta di moglie e 3 figli – è dovuto fuggire dopo il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, ed oggi è accolto ad Aosta attraverso il sistema Sai. Il capoluogo ha messo a disposizione 12 posti: 5 sono oggi occupati dalla famiglia Mahboobullah, i restanti 7 da profughi ucraini.
Il sistema Sai – rispetto ai tradizionali Cas – prevede la contribuzione alle spese di gestione e mantenimento dell’accoglienza anche da parte dell’ente locale, in forma minima del 5%. Il Comune di Aosta – dopo domanda specifica – ha poi messo a bilancio ulteriori spese per attività e iniziative di integrazione pari a 20.000 euro, puntualizza l’assessore Forcellati.
Giuseppe Manuel Cipollone