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Operazione Geenna – Nel 2015 scoppiò una violenta lite in centro ad Aosta

di Redazione

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‘L’accusa di ‘infamità’ una delle più gravi nel mondo mafioso,  sarebbe stata la causa di una violenta lite tra Francesco e Domenico Mammoliti, avvenuta nell’ottobre 2015. I due sono non  legati da vincoli di parentela

Il primo le avrrebbe  formulare al secondo che cercava di contrastarlo facendo riferimento alla lettura del proprio verbale di interrogatorio, per dimostrare di non aver reso alcuna dichiarazione compromettente secondo le logiche dell’omertà tipiche della sub-cultura mafiosa.

Il fatto emerge dall’ordinanza dell’operazione Geenna. Francesco (uno dei 17 destinatari di custodia cautelare) e Domenico, che all’epoca era appena uscito di prigione, è ritenuto estraneo al sodalizio criminale ma già coinvolto nell’inchiesta Hybris su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.

Dove hai i fogli miei che sono infame?” dice Domenico a Francesco durante la violenta discussione in corso Ivrea, per cercare “di contrastare” l'”accusa di ‘infamità'”. A placare la lite e a identificarli un vigile urbano che si trovava nelle vicinanze. Una terza persona, identificata giorni dopo dalla polizia locale come Domenico Mauro, aostano di 38 anni, si era subito allontanata per andare in pronto soccorso (accusava dolori alla gamba). “A causa delle millantate conoscenze della madre” di Mauro “nella magistratura della Valle d’Aosta”, Francesco “teme l’inutilità di una denuncia”. Lo stesso Francesco Mammolti aveva poi riferito di essere stato aggredito a Marco Di Donato, presunto capo della locale di Aosta, e a Giuseppe Nirta, ucciso in Spagna nel 2017, per attivare un “circuito fatto di relazioni, atti intimidatori, incontri chiarificatori”. Della vicenda era stato interessato anche Domenico Facchineri, zio di Domenico Mammoliti, “facendo valere il peso della propria autorevolezza criminale”.