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Referendum, Testolin risponde al CRE. Ma il comitato referendario: “replica ambigua, valutiamo azione giuridica”

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di Redazione

Si inasprisce il confronto tra il Comitato Referendario per la Riforma della Legge Elettorale (CRE) e la Presidenza della Regione Valle d’Aosta, in seguito alla risposta ufficiale notificata dal Presidente Renzo Testolin ieri, 18 aprile. Al centro dello scontro ci sono le modalità di applicazione della nuova normativa elettorale e la gestione del percorso referendario richiesto dal Comitato.

Nella lettera di risposta, Testolin ha chiarito che gli uffici del Consiglio regionale non hanno mai espresso un parere formale sulla legge – come invece indicato dal comitato nella precedente comunicazione – ma si sono limitati a trasmettere una nota tecnica a carattere generale su richiesta dei capigruppo di minoranza. Una precisazione che punta a correggere quella che la Presidenza ritiene una rappresentazione errata del ruolo degli uffici consiliari nella vicenda.

Il nodo più delicato riguarda però la possibilità che, anche in prossimità delle elezioni, le regole del voto possano variare nel caso in cui il referendum confermativo venga effettivamente indetto e approvi la legge modificata dal Consiglio. Secondo quanto spiegato nella risposta firmata da Testolin, tale legge – se confermata dalla consultazione – entrerebbe in vigore come norma di rango primario e risulterebbe applicabile anche se il processo elettorale fosse già stato avviato. In altre parole, per la Presidenza ciò che conta è la normativa vigente al momento in cui si svolge ogni singola fase della procedura, comprese le operazioni di voto.

Una posizione che il Comitato non condivide affatto. In una nota diffusa dopo aver ricevuto la comunicazione, i promotori del referendum si sono detti “basiti” e hanno definito il contenuto della risposta “irragionevole e ingiusto”. La loro preoccupazione è che l’impostazione sostenuta dalla Presidenza possa portare a un’instabilità normativa tale da danneggiare sia gli elettori, che potrebbero non sapere con certezza come votare fino all’ultimo momento, sia i candidati, che si troverebbero in un quadro di regole incerte.

A questo si aggiunge la critica per l’assenza, nella comunicazione istituzionale, di riferimenti precisi alla data del referendum, che il Comitato continua a chiedere sia accorpato alle elezioni regionali previste per settembre. Una richiesta che, finora, non ha ricevuto risposta.

Di fronte a quella che definiscono una volontà politica di ostacolare l’iniziativa referendaria, i promotori annunciano la volontà di valutare eventuali azioni sul piano giuridico, ritenendo la situazione “lesiva dei diritti dell’elettorato attivo e passivo”.

Lo scontro – in un clima già fortemente condizionato dalle scadenze elettorali – aggiunge un ulteriore elemento di tensione al dibattito politico valdostano, con riflessi potenzialmente rilevanti sulla legittimità e sulla gestione del prossimo voto di settembre.

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