Si è tenuto nella serata di sabato 17 Settembre l’appuntamento con “Quattro chiacchiere con …”, incontro organizzato dalla Libreria Brivio Due in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Saint-Christophe.
Ospite della serata Toni Capuozzo, un vero e proprio “gigante” del giornalismo italiano. Giornalista e scrittore, è stato inviato di guerra del gruppo Mediaset, seguendo i conflitti in ex-Jugoslavia, Somalia, Medio Oriente e Afghanistan. A renderlo ancor più popolare al grande pubblico ‘Terra!’, il programma televisivo di approfondimento giornalistico da lui curato e condotto.
L’occasione della serata è stata la presentazione dei sui ultimi libri, che ci proiettano in universi estremamente complessi e tristemente attuali: ‘Giorni di guerra. Russia e Ucraina, il mondo a pezzi’, una raccolta di riflessioni dell’autore sul conflitto tra Russia e Ucraina, un vero e proprio diario di guerra fatto di appunti, interventi televisivi e riflessioni pubblicate sui social. Poi ‘Balcania. L’ultima guerra europea’, un libro che viaggia sul filo dei ricordi dell’autore, che per dieci anni ha seguito da inviato per la televisione i conflitti della ex Jugoslavia.
“Sono veramente molto emozionata di trovarmi difronte ad un professionista che ho sempre considerato un mostro sacro del giornalismo italiano fin da piccola”, esordisce Romaine Pernettaz, titolare della Libreria ‘Brivio Due’ e organizzatrice dell’evento.
Moderatore della serata Marco Gheller, Assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Saint Christophe e Presidente della Fondation Emile Chanoux. “E’ una grandissima emozione essere qui questa sera – dice Gheller – perché non avrei mai pensato di presentare e di dialogare con Toni Capuozzo, un autore che ho imparato a conoscere ed apprezzare fin da piccolo. Avere la possibilità di parlare dei suoi libri bellissimi, è un’emozione gigante”.
Una sala gremita, un pubblico attento, due divanetti azzurri difronte alla platea; sullo sfondo l’immagine dell’ultimo docufilm di Capuozzo ‘1992-2022. Ritorno all’inferno ‘, un racconto in cui emerge tutta la tragedia della guerra nei Balcani, ma anche il lato umano dell’autore che salvò e fece curare il piccolo Kamal, bimbo bosniaco all’epoca di 7 mesi, rimasto gravemente ferito dalla granata che aveva ucciso sua madre.
La sensazione è come di stare nel salottino di casa, in una chiacchierata tra amici. Capuozzo, accompagnato dall’inseparabile cagnolino Decio, è un uomo semplice, come tutti i grandi. I temi di cui parla però con la sua voce profonda ed inconfondibile, semplici non sono affatto, anche se riesce ad affrontarli e snocciolarli con l’esperienza di chi di guerre ne ha viste parecchie, con chiarezza ed equilibrio, ponendosi delle domande, senza dare nulla per scontato, come ogni giornalista veramente libero dovrebbe fare.
“Non dimentico mai che tutto è iniziato sul campo con l’invasione russa e non dimentico il diritto dell’aggredito a difendersi ed essere messo in condizioni di difendersi – afferma Capuozzo – ma non posso dimenticare che ogni singolo giorno di guerra scava più fossati tra gli uomini, in una guerra che ha molte delle caratteristiche di una guerra civile. Ogni giorno di guerra allunga la striscia delle vittime civili, dei crimini e dell’eventualità di coinvolgimenti in incidenti e provocazioni che allarghino il conflitto e provochino l’utilizzo di armi più devastanti. E’ questo, non le sorti di Putin, che mi spinge a dire basta”.
E alla domanda di Gheller su come vede gli sviluppi della guerra in Ucraina prosegue : “Ho assistito a cambi di regime e all’eliminazione di dittatori tutt’altro che gloriosi in Libia, in Siria, in Afghanistan e in Serbia; non sono ottimista stavolta, temo che gli ucraini faranno la fine dei curdi o delle donne afghane, pagheranno molto per ottenere poco per conto di Washington. Temo Putin messo all’angolo. Temo che Putin messo all’angolo sia capace di ricorrere a qualcosa di peggio, temo per l’Europa messa sull’attenti dall’America, con più armi e meno grano (e gas, ndr). Temo per questo nostro Paese”.
“Il concetto – prosegue Capuozzo – è che non esistono guerre chirurgiche né bombardamenti intelligenti, ci sono sempre colpe da distribuire: Putin, la sua politica di invadenza, l’ordine di invasione; Biden e la sfida di una NATO senza confini; il premier ucraino che si è fatto spingere nella sfida senza valutare che, forse, per l’ Ucraina libera era meglio essere una “terra di nessuno” o dei soli ucraini: scambi e commerci piuttosto che missili. Sono scettico sul ruolo che l’Occidente sta giocando. Siamo pronti a combattere ma fino all’ultimo ucraino. E’ in gioco la democrazia, è in gioco l’Occidente. Si mettono tutti l’elmetto però, poi, marcano visita al momento di andarci per davvero in guerra…”.
Alla fine di una serata veramente bellissima, tra i tanti dubbi e le molte domande rimane una sola certezza: nessuno è completamente innocente se non i civili colpiti dalle bombe.
Lucia Vallesi