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Lettera al Direttore: “un’esperienza che spero di non ripetere al Beauregard…”

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di Redazione

Una nostra cortese lettrice ci ha contattato per raccontare una sua esperienza personale – corredata da una segnalazione all’azienda sanitaria locale -, in cui lamenta una mancanza di empatia e adeguata assistenza sanitaria. AostaNews24, per dovere di cronaca, riceve e pubblica. 

Gentile Direttore Francesco De Santis,

mi trovo oggi a scriverle per parlarle di un caso, il mio, in cui il sistema sanitario locale non si è dimostrato all’altezza di assistere una persona in difficoltà. Non ho la presunzione di pensare che il mio caso sia particolarmente grave, anzi è possibile che ce ne siano stati altri. Ma è proprio questa percezione che si ha, che la disfunzione sia la regola, il motivo per il quale ho deciso di esporle questa mia esperienza.

A inizio mese ero a casa in quarantena per il Covid-19 e la sfortuna ha voluto che, in contemporanea, subissi un sanguinamento uterino di entità ragguardevole. Sapendo della mia positività decisi di chiamare il servizio di guardia medica per avere un supporto sanitario. Non senza mia sorpresa mi fu chiesto se fossi in grado di recarmi autonomamente al pronto soccorso del Beauregard e, alla risposta affermativa, mi fu indicato di rivolgermi presso la suddetta struttura per gli accertamenti del caso e la cura. Ero un po’ stupita di questa indicazione, ma a fronte del fatto che provenisse dalla guardia medica obbedii.

Una volta in loco, al Beauregard, entrando avvisai subito di essere positiva, dove – questa volta non senza sconcerto – venivo rimbalzata con metodi poco cortesi e invitata a stazionare fuori nel piazzaletto davanti all’ingresso, al freddo e in pieno gennaio. Certo mi rendevo conto di esser positiva, ma io non avevo fatto altro che seguire l’indicazione che mi era stata data poco prima da un sanitario. Nonostante questo, capendo la situazione, mi misi ad aspettare nel piazzale proprio come mi era stato detto.

Ho passato oltre 40 minuti pazientemente, lì da sola nel piazzale, in cui ero febbricitante e con questa importante perdita di sangue che non arrestava e mi debilitava. Dopo 40 minuti, in cui mi era venuto il dubbio che si fossero persino dimentacati di me, arriva un membro del personale – una infermiera credo – per avvisarmi che per la visita avrei dovuto aspettare ancora: l’unico medico presente in struttura era impegnato con urgenza in sala parto. Chiesi se potevano almeno darmi qualcosa provvisoriamente per fermare il flusso, ma la risposta fu negativa sostenendo che prima avrei dovuto attendere l’ecografia.

Quando se ne andò, aspettai ancora qualche tempo ma infreddolita e abbattuta decisi che era meglio tornare a casa che aspettare assistenza in quelle condizioni. Sono rimasta colpita dalla mancanza di empatia e professionalità che ho vissuto in questa occasione, anche se spero – e sono consapevole – che non tutto il personale dimostra lo stesso atteggiamento. Alle volte basterebbero le piccole cose. 

In ogni caso, questa è solo la mia spiacevole esperienza – di cui è stata inviata pronta segnalazione all’Usl – e una esperienza di per sé forse non è significativa. Ma come dicevo all’inizio, sono convinta che sia il caso di iniziare a sollevare certe situazioni di fronte a tutti, senza timore di metterci la faccia.

Nella speranza di una vostra pubblicazione,

Cordiali Saluti,

Mafalda Modola”