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La ricognizione di CVA dopo l’alluvione. Argirò: “la diga ha salvato la Valpelline”

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di Redazione

Un evento alluvionale eccezionale, definito dal Centro Polifunzionale della Regione “di portata millenaria”. Eppure sullo sfondo del cauto ottimismo espresso dai vertici di CVA, che questa mattina hanno fatto il punto sui danni e i lavori di ripristino da effettuare alle infrastrutture idroelettriche, anche una latente preoccupazione per i cambiamenti climatici che potrebbero portare a fenomeni estremi, come l’alluvione del 29 e 30 giugno, con maggiore frequenza.

Sono stati i vertici di CVA, Giuseppe Argirò e Enrico De Girolamo, accompagnati dal Direttore operativo Ing. Lorenzo Artaz, ad illustrare gli effetti di breve e medio periodo che l’evento alluvionale ha causato sulle infrastrutture aziendali.

L’evento alluvionale di fine giugno ha colpito in modo rilevante gli impianti di CVA presenti sul territorio regionale, con danni diretti stimati in 2,8 milioni di euro. Il sistema delle infrastrutture, in ogni caso, nonostante l’eccezionalità dei fenomeni, ha retto bene, fungendo anche da protezione per il territorio, come nel caso della diga di Place Moulin.

“Gli effetti e le manifestazioni del cambiamento climatico rappresentano per CVA una sfida complessa, sia per il ruolo di contenimento, laminazione e sicurezza che gli impianti svolgono in favore del territorio in cui sono inseriti, sia per ragioni di tipo industriale” – introduce il dott. Argirò. “Nel breve volgere di dodici mesi l’azienda si è trovata a gestire la grave carenza idrica dello scorso anno, che ha causato un calo di produzione del 30% sulla media decennale e – successivamente – una stagione di precipitazioni nevose record, che ha avuto culmine e apice con gli avvenimenti del mese scorso”.

Fenomeni sempre più estremi, sottolinea l’AD. Nonostante l’estrema bontà delle progettazioni delle infrastrutture – avvenute tra 100 e 60 anni fa – in futuro queste potrebbero trovarsi sotto stress, vista l’estrema intensità dei fenomeni a cui sono sottoposte.

“La sicurezza del territorio, delle popolazioni che vi risiedono e degli impianti rappresentano da sempre delle priorità per CVA – continua Argirò -. L’azienda per preservarle, oltre ad attivarsi a seguito di segnalazioni metereologiche preventive, opera costanti osservazioni sul campo. Durante gli eventi di fine giugno, il combinato disposto di questi due elementi ha consentito l’attivazione delle procedure di messa in sicurezza degli impianti, fermandone temporaneamente la produzione e ponendo le opere in assetto tale da non creare disfunzioni significative. Per tali ragioni, gli impianti produttivi non hanno subito danni significativi mentre, laddove la perturbazione si è manifestata con maggiore violenza (nella valle di Cogne e nella Valtournenche), sono stati registrati danni alle infrastrutture funzionali alla captazione della risorsa idrica“.

Il focus sulla situazione degli impianti di CVA

Dei 500 MW di impianti ad acqua fluente, a causa degli eventi alluvionali, erano stati messi fuori servizio 318 MW, il cui funzionamento è stato ripristinato nei giorni a seguire. Ad oggi rimarrebbero solo i 38 MW dei siti produttivi della valle di Cogne (Aymavilles, Grand Eyvia, Lillaz) e della Valtournenche (diga di Perrères) ancora in fermo produttivo. Ma si sta lavorando con le autorità per la gestione dei detriti e alla loro rimessa in opera, su cui pure delle stime temporali rimangono difficili.

Una situazione del tutto particolare, poi, si è determinata nella Valpelline, ove un ingente danno è stato causato da un evento geologico estremo mai registrato prima: il distacco di una morena di 2,5 milioni e mezzo di metri cubi ai piedi del ghiacciaio della Tête de Valpelline. La bomba d’acqua scaricatasi sulla zona, inoltre, ha trascinato gran parte di questo enorme quantitativo di materiale finissimo e limaccioso per 10 km circa, detrito che si è poi depositato all’interno del bacino della diga creando problemi di ostruzione.

Da questo punto di vista, CVA assicura che “la diga e tutti gli impianti della Valpelline sono in sicurezza e non esiste alcun tipo di pericolo rispetto alla capienza ed alla tenuta dell’infrastruttura”. Anche in questo frangente l’azienda sta già operando la disostruzione del materiale, ma le tempistiche dei lavori rimangono incerte. Lavorare alla rimozione di così tanto materiale, a 2000 mt di quota, in un bacino profondo 130 metri è estremamente complesso.

Un aspetto su cui sia il dott. Argirò, che l’Ing. Artaz, tornano sovente è la capacità di resilienza degli impianti di CVA nel reggere l’urto di un evento climatico estremo: “gli impianti – ancorché realizzati e progettati oltre settant’anni fa – hanno dimostrato una rilevante resilienza sia nella loro capacità di proteggere i territori, sia nella tenuta ad un impatto così significativo”.

“Grazie allo straordinario impegno e qualità professionale di tutti i reparti della Direzione Operativa, che hanno gestito le criticità”, ribadisce l’AD.

AD che inoltre torna a esortare sull’opportunità di fugare le incertezze circa i rinnovi delle concessioni, “perché urgono investimenti straordinari che possono essere fatti solo da chi non ha nel profitto il proprio focus principale”.

In questa linea si inserisce anche “la consueta attenzione per il territorio”, sottolinea il DG, De Girolamo. “CVA infatti ha da subito voluto agire fattivamente per sostenere le popolazioni colpite dagli eventi alluvionali disponendo la sospensione del pagamento delle bollette per le utenze dei comuni di Cogne e Valtournenche”.

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