Il grave sinistro stradale avvenuto Gressan, il 13 giugno scorso, che ha visto coinvolto un minore in bicicletta, è l’occasione’ per una dura protesta da parte dell’associazione ‘Fiab Aosta à Vélo’. L’associazione che promuove la mobilità dolce, in particolare l’uso della bicicletta, punta il dito contro la criminalizzazione che i ciclisti subirebbero, passando paradossalmente da vittime a causa degli incidenti stradali.
A scrivere il “j’accuse”, è il Presidente Natale Dodaro: “ogni volta che un incidente stradale coinvolge un veicolo i titoli dei giornali ci proiettano nel futuro ‘Auto urta ciclista’, ‘Furgone investe bambino’, come se la guida autonoma fosse una realtà ormai onnipresente e la responsabilità di queste tragedie fosse da imputare ad una macchina o ad un software. Per non parlare delle’ ‘strade pericolose’ e delle ‘curve assassine’. Sembra che si voglia fare di tutto per togliere la responsabilità a chi, nella maggior parte dei casi per eccesso di velocità e/o distrazione, mette in atto comportamenti pericolosi e assassini. E possibilmente farla ricadere sulla vittima, come nella peggiore tradizione nazionale”.
“Senza entrare nel merito della dinamica del recente episodio (…) avvenuto a Gressan, i commenti sui social si sono scatenati ad accusare il ciclista, che non doveva stare dove stava – come se la strada fosse di proprietà esclusiva dei veicoli a motore – anzi dei ciclisti tutti, categoria perniciosa che osa troppo spesso avventurarsi fuori dal recinto delle piste ciclabili”, continua Dodaro.
E infine conclude: “come se i ciclisti non fossero semplicemente persone che vanno in bicicletta, quelle stesse persone che probabilmente vanno anche a piedi, in bus o addirittura in auto. Come se fossero nemici da odiare e combattere. E quindi quando succede un incidente in fondo se la sono cercata (…). Come Fiab Aosta à Vélo riteniamo che finché a parole si scaricherà la colpa su oggetti inanimati o, peggio ancora, sulle vittime stesse, non ci sarà da parte dei conducenti di veicoli a motore la presa di coscienza necessaria per capire che l’eccesso di velocità, la distrazione e altri comportamenti contrari al codice della strada sono potenzialmente letali per gli utenti deboli della strada. Perché la strada è di tutti ed è responsabilità di tutti condividerla consapevolmente”.