Dello scenario di un carcere ingestibile e in ostaggio dei detenuti, impegnati in una protesta che ha rasentato la rivolta, ne avevamo parlato già sabato mattina (leggi qui) nell’immediatezza dei fatti. Olio da cucina bollente e oggetti dati alle fiamme lanciati contro la Polizia penitenziaria, sapone gettato sui pavimenti, atti di autolesionismo, hanno fatto da padrone la sera del 12 luglio scorso alla casa circondariale di Brissogne. A dare il via alle proteste, il gesto di un detenuto che si è arrampicato su un muro divisorio della struttura pretendendo di avere un’udienza – non dovuta – con il magistrato di sorveglianza.
La conferma del grave quadro che avevamo descritto arriva oggi, direttamente dal Sindacato della Polizia penitenziaria Sinappe. “Oramai sono tre giorni di fuoco alla casa circondariale di Brissogne“, denuncia ancora una volta il Sindacato.
Sindacato che passa analiticamente in rassegna i fatti avvenuti negli ultimi giorni all’interno dell’istituto penitenziario: “venerdì 12 luglio, fino alle 03:00 del mattino del 13 luglio, avveniva una rivolta della sezione C1 per spalleggiare un detenuto che – per motivi pretestuosi – era salito sul muro divisorio dei passeggi. Sempre nella serata del 13 luglio, alcuni dei facinorosi hanno impegnato nuovamente il personale della Polizia penintenziara in una lunga mediazione per il rientro nelle proprie camere detentive”.
Ma non basta: “nella mattinata del 14 luglio, un agente di Polizia penitenziaria è finito al Pronto soccorso a causa di un pugno ricevuto da uno dei detenuti, che da giorni sono ingestibili e facinorosi. Sempre il 14 luglio, in serata, ancora una volta tutto il personale è stato allertato, in quanto i detenuti della sezione C1 continuano l’atto di protesta rifiutandosi di entrare nelle proprie camere di pernottamento al rientro dall’aria pomeridiana. Solo dopo una rinnovata e lunga mediazione, i detenuti hanno acconsentito di rientrare dopo ore passate nel corridoio della sezione in un clima di tensione e guerriglia”.
“Nel contempo – continua il bollettino del SiNAPPe – in un’altra sezione un detenuto ubriaco, a causa dell’assunzione di un alcolico distillato, ricavato dalla fermentazione di prodotti zuccherini come la frutta, ha dato fuoco ad alcuni oggetti facendo scaturire un incendio per il quale si è resa necessaria l’evacuazione di mezza sezione a causa dei fumi (…)”.
Una situazione evidentemente molto tesa, nonostante la professionalità del personale. Una situazione probabilmente troppo tesa perché le autorità non prendano rapidi provvedimenti per riportare sotto controllo le tensioni e garantire la sicurezza per chi lavora in carcere.
Il commento del SiNAPPe
Durissimo il commento del Vicesegretario regionale del SiNAPPe, Matteo Ricucci, che non esita a definire le notizie in arrivo dal carcere di Brissogne un “bollettino di guerra”.
“La casa circondariale di Brissogne è esplosa. Più volte il SiNAPPe ha lanciato comunicati che prevedevano tutto ciò. Più volte il SiNAPPe ha fatto presente ai superiori uffici che la casa circondariale di Brissogne ha bisogno di un aiuto concreto. Ma il silenzio resta assordante, mentre il personale è allo stremo delle forze”, attacca senza mezzi termini il Vicesegretario sindacale.
Sindacato che poi passa alla conta delle criticità: “mancano educatori, funzionari amministrativi e contabili, psicologi e psichiatri sono di insufficienti nel numero. Queste sono tutte figure fondamentali per la popolazione detenuta e per la struttura intera, in quanto la loro mancanza si riversa sul personale di Polizia Penitenziaria che oggi inerme subisce”.
Alla Polizia Penitenziaria, poi, verrebbero richiesti “turni massacranti, anche da 15 ore consecutive” con i fondi destinati al pagamento degli straordinari insufficienti. Il personale lavora molto più del dovuto e non verrebbe pagato con tempi adeguati, evidenzia ancora il Sindacato.
L’evocativo appello finale del SiNAPPe, che metaforicamente definisce “un razzo nel cielo da una barca che affonda”, è che le richieste di aiuto che vengano accolte e le risposte dal Governo siano efficaci.
“Qualcuno ascolterà la voce della Polizia penitenziaria? – si domanda il Sindacato -. La tensione è alle stelle, i detenuti non hanno più freno. Ancora una volta richiediamo l’intervento dei superiori uffici perché vengano trasferiti i detenuti più riottosi, nonché vengano attribuiti al personale di Polizia penitenziaria i supporti e le giuste figure professionali per una struttura sull’orlo del collasso”.