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I numeri invadono il MAR: inaugurata la mostra che indaga il rapporto tra l’arte e il numero

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di Martina Branco

Scientificità e filosofia si congiungono nel nuovo percorso espositivo dal titolo ‘ArteNumero. Gli artisti e il numero tra XX e XXI secolo’, inaugurato ieri presso il MAR – Museo Archeologico Regionale di Piazza Roncas, ad Aosta. 

L’esposizione, promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, è a cura di Angela Madesani ed è prodotta da Nomos Edizioni. Essa si compone di oltre 70 opere di artisti italiani ed internazionali – alcuni dei quali presenti in sala in occasione dell’inaugurazione della mostra – che negli ultimi sessant’anni hanno cercato di indagare il senso profondo del ‘numero’ attraverso la propria arte. 

Si tratta di un percorso espositivo in cui il numero entra nell’arte non solo come simbolo, ma anche come entità che consente agli artisti di riflettere su diversi aspetti concettuali”, ha spiegato Daria Jorioz, dirigente della struttura Attività espositive e promozione identità culturale. Sin dall’antichità infatti, l’universo dei numeri riempie e domina le nostre quotidianità, dando senso e logicità all’esistenza di ognuno di noi. 

A partire da questa premessa, la mostra si propone di affrontare diverse tematiche in cui il numero diviene un’occasione di riflessione per l’artista e per l’osservatore. Essa si suddivide infatti in cinque differenti sezioni – presentate al pubblico dalla curatrice della mostra Angela Madesani – costituite dalle opere di autori appartenenti a diversi ambiti artistici ed a varie generazioni, ognuna delle quali approfondisce un diverso concetto intrinsecamente legato ai numeri. 

Nella prima sezione, dedicata al rapporto tra il numero e il tempo, sono esposti i lavori di alcuni fra i più importanti artisti dell’ambito concettuale internazionale come On Kawara, con libri e cartoline in una dimensione di natura esistenziale fra il personale e il collettivo; la grande opera di Luca Pancrazzi ‘24 ore su 24’, un omaggio alla pratica del disegno, esercizio quotidiano di cura, di dedizione nei confronti del proprio operare; ed ancora l’affascinante opera di Daniela Comani ‘Sono stata io. Diario 1900-1999’, una sorta di diario del XX secolo in cui l’artista sembra vivere in prima persona ciascun evento narrato.

Nella seconda sezione, si indaga il legame tra numero e narrazione. Qui, tra le altre, sono esposte le due opere di Elisabeth Scherffig, in cui il numero serve a contare i frammenti di pietra di una cava spagnola e i calchi numerati delle firme ritrovate nella grande moschea di Cordova. Tra le opere più significative in mostra vi è ‘Rimedi’ di Pietro Bologna del 2002, che racchiude una serie di particolari ingrandimenti dei bugiardini degli psicofarmaci realizzati con una particolare tecnica fotografica; ed ancora l’opera di Edward Kienholz che riporta una cifra economica, emblema di una società capitalista. 

La terza sezione è costituita dalla relazione tra numero e spazio. Essa ospita la documentazione dell’opera performativa ‘Per un otto coricato’, dell’artista milanese Cioni Carpi; i lavori di Andrea ‘Bobo’ Marescalchi, affascinato dalla matematica e dalla perfezione aritmetica, che dalla fine degli anni Ottanta ha dato vita a opere in cui l’oggettività dell’immagine si lega a carte da gioco e forme geometriche che si sovrappongono a diversi colori, rosso e giallo soprattutto. 

Nella quarta sezione il numero si rapporta con il concetto di immagine, indagato dalle opere pop di Ugo Nespolo nelle cui opere si trova anche un po’ della Valle d’Aosta cui è fortemente legato, tanto da essere stato nominato nel 2018 tra gli ‘Amis de la Vallée d’Aoste. Presenti anche le giocose tele di Mimmo Iacopino realizzate con i metri da sarto; mentre il tema della casualità viene trattato da Vincenzo Merola, il più giovane degli artisti in mostra, attraverso la rappresentazione del lancio dei dadi che determina la scelta dei colori. 

Il rapporto tra numero e aritmetica è il tema della quinta sezione, dove sono presenti opere di artisti concettuali, come Bernar Venet, tra gli autori che negli anni ‘60 si avvicinò alla matematica con maggiore consapevolezza, e Mel Bochner che interroga le intersezioni tra linguaggio e matematica. 

In mostra, inoltre, una grande opera con neon di Mario Merz della serie dedicata alla sequenza di Leonardo Fibonacci, tre lavori di Vincenzo Agnetti, che nel corso degli anni si è dedicato al rapporto tra matematica e linguaggio, e ‘Era soltanto un gallo, tesoro’, una installazione di sette elementi, sette dipinti di piccole dimensioni di Beatrice Pasquali che riflettono sul tema dell’ars combinatoria.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 20 ottobre 2024 e sarà visitabile tutti i giorni, dalle 9:00 alle 19:00. 

Martina Branco