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“Deus Vult?”: il cantiere centrista apre la partita per un Terzo polo valdostano

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di Giuseppe Manuel Cipollone

Quando durante l’ultimo Consiglio Valle, il più acuto fra gli unionisti doc – tal Aurelio Marguerettaz – evidenziando sibillinamente l’incompresibile dramma esistenziale vissuto in casa leghista per l’uscita del Consigliere Ganis e non lo stesso per il fu Assessore alle Finanze, Stefano Aggravi, non andava distante da un dato di realtà: il primo – a livello strategico – non ha cambiato assolutamente nulla, il secondo invece certi equilibri rischia di muoverli sul serio. Zuffe abbastanza ingiustificate a destra che infatti, appena la pancia ha taciuto, ci ha messo meno di una settimana per sedarle.

Strano a dirsi: per una volta non parliamo di un cantiere aperto che sta facendo arrabbiare i cittadini a causa dei ricorrenti e infiniti disagi alla circolazione. Questo “cantiere” invece sta facendo discutere e probabilmente innervosire diverse segreterie politiche.

Il cantiere politico ovviamente è quello centrista, annunciato senza troppa enfasi durante la settimana. A rendersi protagonista di quello che, in nuce, appare come un potenziale Terzo polo della politica regionale è il Rassemblement Valdôtain. Ma attori di primo piano sono anche la Renaissance Valdôtaine di Giovanni Girardini, vera sorpresa delle ultime elezioni comunali ad Aosta. Il movimento di Pour l’Autonomie, alla ricerca di nuove prospettive dopo il passo di lato dell’Imperatore Augusto Rollandin. E – evidentemente – Stella Alpina che sebbene lontana dai fasti del passato, rimane pur sempre l’erede locale più diretto della Democrazia Cristiana. Senza dimenticare la scuderia di Bruno Milanesio.

In effetti, questa convergenza – ancora da saldare – potrebbe sparigliare parecchio le carte alle prossime elezioni regionali. Tanto che nonostante la mancanza di enfasi dell’annuncio, in realtà, tutti i partiti si stanno interrogando molto sulle reali intenzioni di questo nuovo cantiere. Se non si parla d’altro, poco ci manca.

L’UV resta ufficialmente in silenzio, impegnata in primo luogo negli affari domestici. Ma non manca chi sottolinea che la Réunion andava fatta guardando anche alle sensibilità autonomiste di “destra” (il riferimento è chiaro) e non spostando ancora più a sinistra l’asse del Leone Rampante. E chissà cosa potrebbe succedere se la Réunion non portasse in eredità almeno gli attuali seggi, ma anzi trasfomasse l’UV nella zattera per rieleggere gli alfieri subentrati.

Ma l’eventuale riemersione del Terzo polo mette in allerta anche il Partito Democratico, da tempo sottoposto alle tensioni interne fra chi si trincera sulle presunte necessità di governare e chi andrebbe volentieri dietro le sirene di Vd’A Aperta. E se un Terzo polo stesse favorendo le condizioni per la rinascita di un più strutturato Quarto polo marcatamente progressista? A sentire qualcuno fra gli interessati, dei segnali ci sarebbero.

E poi c’è il Centrodestra valdostano, anch’esso vigile e primo a passare all’attacco del neonato cantiere. Appena ritrovata una salda unità di coalizione, l’emersione di un cantiere centrista preoccupa perché crea traffico nel segmento dell’elettorato moderato la cui reale estensione è ancora ignota. Il rischio è venire confinati, appunto, a destra.

Insomma la concorrenza al centro inizia ad esser davvero considerevole, ma le condizioni – messe sul piatto – non sembrano del tutto sfavorevoli al Terzo polo: la legge elettorale – anche così com’è – non lo penalizzerebbe a monte, le piccole dimensioni della Regione aiutano e una certa libertà di azione farebbe il resto.

Ma la fortuna per la stella del Terzo polo, allo stesso tempo, non è affatto scontata: con l’aria che tira cammina sulle uova. Passare da potenziali amici di tutti ad amici di nessuno è un davvero attimo.

Giuseppe Manuel Cipollone

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