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Conseil Fédéral, l’UV prende tempo: il Mouvement può decidere con chi andare, ma questo “lusso” potrebbe lacerare

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di Redazione

Chi si aspettava una svolta netta nella crisi regionale dal Conseil Fédéral unionista – che si è tenuto ieri sera a Quart – resterà deluso: l’UV per il momento prende ancora tempo, si trova nella posizione di chi può permetterselo. Anche se ai visi distesi e sorridenti dell’arrivo in sala alle 9:00 di sera, nel corso delle 3 ore di riunione a porte chiuse, si sono sostituiti toni accesi e scontri verbali – anche insolitamente duri – tra convenuti. 

Un mix di orgoglio unionista ferito ma per questo ritrovato, è probabilmente il primo elemento che emerge dalla serata, con la Presidentessa del Mouvement Cristina Machet che prepara il campo ripercorrendo gli ultimi anni travagliati della politica regionale e soprattutto rimarcando un concetto: prima delle scorse elezioni l’Union Valdôtaine non veniva cercata da nessuno, oggi invece è nelle attenzioni di tutti. Questo è segno di una ritrovata centralità nello scacchiere politico locale, di una rinnovata consapevolezza nei propri mezzi. Concetto al quale ha fatto subito eco l’attuale Presidente della Regione, Erik Lavevaz.

Ma se l’UV pare consapevole della propria posizione di forza verso altri partiti, tanto di sinistra quanto di destra, altrettanto non si può dire quando l’argomento entra nel vivo: è sul tema della maggioranza, con chi accompagnarsi nel proseguio della legislatura, che i distinguo affiorano in mille sfumature.

Il quadro pare sostanzialmente questo: l’indirizzo prevalente nella nomenclatura unionista è per l’apertura nei confronti del Carroccio, in nome della governabilità e della stabilità politica. Ma certe cose, si sa – nella base – non tutti sono disposti ad accettarle. La percezione è che lo scetticismo nei confronti dell’ipotesi Governo Lega/UV dalle sezioni e dai militi non solo serpeggi, ma in molti casi sia del tutto manifesto. C’è chi ne fa questione di simboli, chi teme uno scivolamento a destra, chi ancora – come Laurent Dunoyer, capogruppo Uv al Consiglio Comunale di Aosta – pone sul tavolo il destino dell’alleanza autonomista/progressista che regge Gianni Nuti. Fra i più agguerriti avversari della Lega vi sarebbe l’ex Sindaco di Aosta, Guido Grimod.

Allo stesso tempo, però, altri delegati non nascondono la volontà di guardare avanti nel nome del buon governo, guidati da Aurelio Marguerettaz. Non è un caso che proprio quest’ultimo, all’uscita della sala, appaia contrariato e furioso, forse per una serata – in fondo – i cui auspici erano nati sotto una stella diversa.

Non è chiarissimo, in effetti, quanto lo scetticismo sull’ipotesi leghista sia figlio di una minoranza molto rumorosa, oppure di un sentimento più diffuso e in parte inconfessato nella base. A guardare il voto finale del Conseil non ci dovebbero essere dubbi: solo 8 voti contrari e 1 astenuto. Ma il punto vero è su cosa si sia votato: decisamente non un mandato in bianco alla commissione dedicata alle consultazioni politiche per formalizzare i passaggi preliminari ad un nuovo governo, piuttosto un segnale prudente perché “la commissione svolga altre consultazioni e al tavolo ci vada con tutti”, anche con il Carroccio.

Un passo avanti nella risoluzione della crisi? Forse no, ma mezzo probabilmente sì. Perché ora è stato formalizzato che l’UV può davvero parlare di governo – in termini più stringenti – con la Lega, senza dimenticare di strizzare un occhiolino a Pour l’Autonomie come piano B.

La verità è che nel Leone Rampante ci vanno tutti coi piedi di piombo e la Machet non può che farsi portavoce – apparentemente ottimista – di questa prudenza, dichiarando che sarà necessario una nuova Assisse del parlamentino unionista. Perché se l’Union pare avere lo spartito della politica regionale in mano, non è chiaro chi tiene questo spartito nei rapporti interni al movimento. In questo senso, i tempi di ‘Guste’ – nel bene o nel male – non potrebbero essere più distanti.

Giuseppe Manuel Cipollone

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