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AostaNews24 si presenta al pubblico con un evento sold out sulla guerra russo-ucraina in Europa

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di Martina Branco

Ucraina e Russia. Aggressori o aggrediti. Invasori o patrioti. Vincitori o vinti. Cessare il fuoco o combattere. Guerra o pace. Sono solo alcuni dei temi trattati durante la conferenza con la quale AostaNews24 ha voluto – per la prima volta dall’inizio del nuovo corso editoriale – presentarsi e incontrare il grande pubblico. 

L’evento, dal titolo ‘Guerra in Europa: niente di nuovo sul fronte ucraino?’, ha avuto luogo nella serata di sabato, 13 maggio, presso la sala conferenze dell’hotel HB di Aosta che ha accolto un numeroso pubblico. Presenti per l’occasione degli ospiti d’eccezione: Ugo Lucio Borga, giornalista valdostano e stimato fotoreporter di guerra, Fulvio Scaglione, giornalista e saggista di successo, e il dott. Giovanni Germano, ex ambasciatore e primo diplomatico di rango valdostano. Ha moderato il dibattito Jean Antoine Lazier, che ha sottolineato le tre prospettive del conflitto che sono state analizzate: lo scontro sul campo, la genesi della guerra e le prospettive diplomatiche. 

Hanno aperto la serata i saluti e i ringraziamenti di Giuseppe Manuel Cipollone, editore di AostaNews24: “dopo due anni abbiamo pensato ad un momento fisico che ci permettesse di uscire dalla dimensione online e di incontrare i lettori e le persone che seguono il nostro giornale”. L’evento nasce con l’obiettivo di affrontare un tema di strettissima attualità: “infatti, il conflitto russo-ucraino – prosegue Cipollone – sta cambiando il mondo sotto tanti aspetti, soprattutto dal punto di vista geopolitico. Capire e approfondire la complessità della vicenda ci permette di dare un giudizio equilibrato ed imparziale”. 

Ha raccontato la sua esperienza diretta sul campo – iniziata nel 2015 durante la guerra civile in Donbass in cui si fronteggiavano le forze separatiste locali da una parte e le forze governative ucraine dall’altra – il fotoreporter di guerra valdostano Ugo Lucio Borga. “La guerra in Ucraina è il risultato di un’operazione di ‘war-making’, ovvero di costruzione della guerra”, ha spiegato Borga, che si è concentrato perlopiù sull’aspetto della percezione del conflitto da parte degli ucraini, una realtà cruda che i civili non sono più disposti a subìre.

In tutti i villaggi ho fotografato cadaveri di donne e anziani – ha detto Borga -. Un conto sarebb un’entità straniera che entra in un paese e ne prende il controllo; un conto è permettere che questo accada contemporaneamente al massacro di migliaia di civili: questo ha cambiato la percezione degli ucraini sui russi, che sono ormai poco disponibili ad un’eventualità del genere”. 

Fin dall’inizio del conflitto russo-ucraino si è molto discusso della potenza russa – sedicenti oligarchi annessi – tralasciando degli aspetti non meno importanti riguardanti ciò che l’Ucraina rappresenta all’interno del contesto europeo e quelli relativi al funzionamento della macchina politica di Kiev. Ne ha parlato Fulvio Scaglione, già vice-direttore di Famiglia Cristiana e giornalista, durante un lungo intervento che si è concentrato sull’ascesa politica di Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, presidente dell’Ucraina a partire dal 20 maggio 2019, e sul clima politico ucraino alla vigilia del conflitto, caratterizzato da una profonda spaccatura: da una parte, infatti, all’indomani delle elezioni presidenziali il potere centrale è dominato da Zelens’kyj e dai suoi fedelissimi, mentre il resto del paese è governato da altri partiti. 

Zelens’kyj è il presidente della guerra – ha affermato Scaglione -. L’approvazione nei suoi confronti da parte dei cittadini cresce negli ultimi anni, attestandosi attualmente al 90%”. Ma chi è Zelens’kyj e cosa ha fatto per ottenere questo risultato? E una volta terminato il conflitto, lo stesso Zelens’kyj, sarà in grado di rappresentare per tutti – compresi noi europei – il presidente della pace?”

La già precedente situazione di emergenza nel Donbass e, nel 2022, lo stato di guerra dell’intero paese dopo l’invasione russa con la conseguente proclamazione della legge marziale, hanno concesso a Zelens’kyj un’ampia manovra politica interna. Questo ha comportato la soppressione di tutti i partiti di opposizione, ben 11, compresi quelli extra-parlamentari; il sistema informativo, media compresi, viene accorpato in un unico canale controllato dallo Stato; in campo religioso, il Ministero della Cultura ucraino ha varato una campagna al fine di togliere alla chiesa ortodossa ucraina – che riconosce il patriarca di Mosca – la possibilità di operare all’interno delle chiese ucraine, divenute nel frattempo proprietà dello stato. “Oggettivamente, senza tralasciare ciò che lo stato di guerra comporta, all’interno dello stato ucraino è andata via via affermandosi una deriva del tutto illiberale – ha dichiarato il saggista -. Al momento, quindi, la priorità assoluta non può che essere quella di far finire la guerra”. 

Da sx verso dx: Jean Antoine Lazier, Giovanni Germano, Fulvio Scaglione, Ugo Lucio Borga e Giuseppe Manuel Cipollone

Il dibattito si è concluso con l’intervento dell’ex ambasciatore Giovanni Germano, primo diplomatico di rango valdostano. Un intervento profondo che si è aperto con la lettura di un articolo pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 8 maggio, sotto il titolo ‘La Guerra fredda è finita, quale futuro per NATO e Occidente?’, scritto dall’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano, in cui quest’ultimo chiosa: “di fronte alle genuflessioni e alle attenzioni servili riservate a Zelensky nei vari Paesi, mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia ancora coraggiosamente provato a ricordare che in seguito all’implosione dell’Urss (e non alla vittoria degli Usa nella Guerra Fredda) la Nato prese a svolgere una costosa campagna acquisti di tanti Paesi portandoli tutti a giocare contro la Russia e arrivando ai confini del suo territorio. Possibile che nessuno abbia ancora detto che così facendo si stava favorendo lo scoppio della Terza guerra mondiale?“.

La guerra è il fallimento della diplomazia, che non è riuscita ad evitare il conflitto – ha affermato il dott. Germano -. A conflitto avviato, la diplomazia deve raddoppiare il suo lavoro e cercare di ottenere la cessazione dei combattimenti. Ma in tutto questo quadro che ruolo ha il Papa?”, si domanda l’ex ambasciatore, rammentando quando negli anni ‘60, Papa Giovani XXIII si trovò a bloccare nel silenzio il conflitto tra Stati Uniti e i cosiddetti ‘missili di Cuba’, evitando di fatto la minaccia di un conflitto nucleare.

Per vedere la conferenza

Per tutti coloro che fossero stati impossibilitati a seguire l’evento in presenza è possibile visionarlo sulla pagina Facebook di Aostanews24, al seguente link: https://www.facebook.com/AostaNews24new/videos/625034829674767.

Martina Branco