Sulla Dermatite Nodulare Contagiosa dei bovini (Lumpy Skin Disease-LSD), le prime crepe sono pronte per aprirsi e diventare voragini ad un mese dall’appuntamento elettorale. Il leitmotiv – per certi versi – ricorda i tempi del virus Covid-19, senonché la questione sanitaria riguarda il patrimonio zootecnico valdostano e gli eventuali effetti sull’economia regionale.
A monte una nuova previsione dell’Unione Europea che, come spesso avviene, è abbastanza incomprensibile: abbattere un intero allevamento bovino all’eventuale emersione di un solo capo contagiato dalla malattia. L’obiettivo, sulla carta, è eradicare la diffusione del contagio prima che questo avvenga nell’intera popolazione bovina stanziata su un territorio. In sostanza però il paradosso è dietro l’angolo: l’abbattimento per legge massivo e preventivo di tutti i capi finisce per spaventare allevatori e autorità sanitarie più di quanto faccia il virus medesimo.
Se da un lato infatti non è stato chiarito pubblicamente il tasso di contagio conseguente alle punture di insetto, né il tasso di mortalità da virus fra i bovini, dall’altro l’annuncio delle stesse autorità sanitarie regionali – in più occasioni – ha sottolineato come il vero spettro da scongiurare sia l’abbattimento di massa del piccolo patrimonio di razze bovine valdostane dovuto dalla normativa. Ovvero – detto in altri termini – lo “sterminio di massa” da evitare non è tanto quello che potrebbe portare il virus LSD, ma quello imposto dalla legge europea.
E se il cortocircuito parte a monte, a valle non possono non vedersi gli effetti nefasti. Al posto di una politica di contegno razionale dei contagi, anche attraverso l’uso intelligente delle vaccinazioni, si è partiti con una campagna vaccinale massiva destinata a spaccare il mondo degli allevatori e senza garanzia che questa possa effettivamente fungere da deroga alla minaccia di abbattimento pendente per legge. Sono diversi, infatti, gli aspetti della strategia adottata dall’USL Vd’A e dall’Assessorato alla Sanità che appaiono problematici.
Innanzitutto del vaccino utilizzato – prodotto in Sudafrica dalla Onderstepoort Biological Products – si sa poco. O almeno sono poche e sommarie le informazioni diffuse ai media.
La campagna di vaccinazione regionale giunta circa a metà, con oltre 20 mila dosi somministrate, è iniziata rapidamente, senza una comunicazione chiara e dettagliata agli allevatori sul contenuto e tipologia del farmaco (presumibilmente un vaccino vivo attenuato), nonché sui risultati delle sperimentazioni. La mancanza di riferimenti ufficiali a norme europee e di documentazione tecnica accessibile ha alimentato un malcontento latente tra gli operatori del settore.
Malcontento amplificato dalla percezione di una scarsa partecipazione degli allevatori alle decisioni, sebbene siano state coinvolte le associazioni di categoria. Queste ultime, peraltro, si sono espresse favorevolmente alla campagna di vaccinazione, non senza esprimere delle riserve sui rischi e sugli eventuali effetti collaterali di lungo termine.
Sul punto, in effetti, vi è ancora poca chiarezza: in assenza di un protocollo definito e di strutture in grado di effettuare un monitoraggio post-vaccinazione coordinato, sarà particolarmente difficile controllare in modo efficace gli eventuali effetti di lungo periodo del trattamento. Ammesso che quest’ultimi vengano denunciati.
Altro tema essenziale sono le implicazioni sulla diagnostica: una domanda a cui non si ha avuto ancora risposta pubblica e se sarà possibile distinguere in modo netto tra un animale infetto e uno semplicemente vaccinato, aspetto fondamentale per evitare falsi positivi.
E sulle deroghe all’abbattimento? La scommessa della Regione Valle d’Aosta è che si possano ottenere con l’80% del patrimonio zootecnico valdostano vaccinato. Ma garanzie assolute in questo senso tardano ad arrivare, senza contare che laddove il contagio dovesse avvenire entro 28 giorni dall’inoculazione questa potenzialmente potrebbe essere considerata nulla.
Insomma, le criticità circa la campagna vaccinale contro la Dermatite Nodulare dei bovini esistono e gli effetti sull’economia agricola regionale ancora si devono manifestare. A creare una frattura in Giunta, in effetti, è stato proprio l’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Carrel che si è astenuto durante la votazione sulla delibera del 7 agosto scorso che approvava la campagna di vaccinazione bovina su tutto il territorio regionale. Una decisione che gli è valsa sia dure critiche che inaspettati apprezzamenti, ma che segna quanto il mondo dell’allevamento sia in realtà diviso.

A certificarlo anche un recente evento sul tema organizzato ad Aosta dal movimento politico ‘Valle d’Aosta Futura’, con ospite l’avvocato Raffaele Soddu, in cui erano presenti oltre 80 persone, gran parte del settore.
Fratelli d’Italia Vd’A vs Assessorato alla Sanità: è botta risposta
Duro l’attacco di Fratelli d’Italia Vd’A che, da ieri, ha dato vita ad una schermaglia con l’Assessorato regionale alla Sanità. In un primo post, il partito ricordava di aver “sottoscritto insieme ad altri movimenti politici una lettera contenente una serie di domande poste alla Giunta regionale circa la Dermatite Nodulare Bovina” e “la conseguente decisione di avviare la vaccinazione obbligatoria su tutto il territorio, oltre alla zona di sorveglianza”.
Il movimento sottolinea invece che l’esenzione dell’abbattimento dei capi a fronte di una campagna vaccinale massiva sia una interpretazione del Governo regionale, nonché anticipa una lettera – dal Ministero della Salute – in cui si chiarisce che tale eventuale deroga sarebbe di competenza delle USL territoriali.
Una decisione quindi – quella di vaccinare coattivamente tutti i bovini ben oltre la zona di sorveglianza – che “è stata assunta unilateralmente dal Governo regionale, diversamente dal vicino Piemonte che si è limitato ad ordinare i vaccini da utilizzare solo in caso di conclamata necessità e dando istruzioni per il rientro dei propri bovini attualmente presenti sul nostro territorio senza che nessuno di essi, al di fuori della zona di sorveglianza, sia stato o verrà vaccinato”.
Una decisione “frettolosa” pertanto secondo Fd’I Vd’A procedere alla vaccinazione a tappeto, senza dimenticare “il comportamento incoerente e pilatesco dell’Assessore Carrel che, pur astenendosi perché in disaccordo sul provvedimento di Giunta di cui fa parte, (…) non ha sentito il dovere morale di dimettersi”.
La replica dell’Assessorato alla Sanità
“Il Governo regionale sin dal 18 luglio scorso – si legge nella replica dell’Assessorato regionale alla Sanità – ha avviato un percorso di informazione e condivisione sul tema, che tuttora continua, con i rappresentanti del mondo sanitario, allevatoriale e della trasformazione lattiero-casearia, comunicando di aver sin da subito portato all’attenzione del Ministro alla Salute la gravità dei focolai di LSD già presenti in Francia vicino al territorio valdostano e la priorità di intervenire per salvaguardare le razze bovine valdostane”.
Per l’Assessorato della Sanità avviare “con determinazione il piano vaccinale (..) è l’unica soluzione per evitare gli abbattimenti totali sulle nostre bovine. Tutto il resto fa parte delle opinioni e delle prese di posizione di parte, mentre nella realtà si sta operando quotidianamente sul campo insieme agli allevatori per far fronte comune ad una situazione complessa, drammatica e delicata”.
Secondo l’Assessorato, però, nella risposta giunta dal Ministero nazionale alla salute sarebbe stato reso “ancora più evidente che la strada sinora intrapresa sia la sola percorribile” evidenziando “l’urgenza perché in caso di focolaio permane la regola generale dell’abbattimento di tutti gli animali dello stabilimento colpito, come prevedono le norme che classificano la LSD come malattia di categoria A, quindi obbligatoriamente e totalmente da eradicare tramite abbattimento totale”.
“(…) È di tutta evidenza – continua la nota – che non esista una vaccinazione coattiva, ma che la vaccinazione sia il solo strumento per non fare ammalare le nostre bovine e quindi evitare gli abbattimenti totali. A questo proposito, il Ministero ha reso evidente che eventuali deroghe andrebbero valutate solo nel caso di focolai presenti in Valle ma noi stiamo operando tutti i giorni affinché attraverso la vaccinazione obbligatoria ciò venga quindi scongiurato”.
“Rispetto ai citati casi (da Fd’I) del Piemonte e della Lombardia è da evidenziare una mancata comprensione a monte del fenomeno, in quanto è da tenere in conto che il Piemonte non ha ad oggi la presenza di zone di sorveglianza, a differenza della nostra regione, in cui la zona di sorveglianza conta ben 14 Comuni per i quali sono state sin da subito messe in campo misure preventive urgenti. Gli allevatori della Lombardia, dal canto loro, hanno già subìto l’immediato abbattimento totale (300 capi) della sola stalla con un solo bovino ammalato, dimostrazione reale dell’importanza della vaccinazione per impedire l’ingresso della malattia e l’impatto che la stessa determina con la sua eradicazione obbligatoria tramite abbattimento totale”.
Una nota che si chiude con una postilla che ricorda come la malattia non comporti “alcun rischio per l’uomo e che il consumo di latte e carni valdostane resta sicuro e privo di pericoli”.
Fratelli d’Italia non ci sta
Fratelli d’Italia Vd’A non ci sta, ed ha – a propria volta – replicato alla nota diffusa dalla Regione. “Caro Assessore Marzi – scrive sulla propria pagina social il movimento -, lei ha risposto alla nostra nota (..) omettendo di chiarire i punti fondamentali da noi evidenziati”.
“Apprendiamo dalla sua precisazione che la famosa risposta del Ministero, più volte da lei dichiarata come attesa, sia finalmente pervenuta. Perché ha tenuto nascosto fino alla pubblicazione delle nostre considerazioni l’arrivo della lettera di risposta del Ministero della Salute (…)? E quando ha ricevuto la lettera di risposta del Ministero perché adesso, invece di citarne solo alcune parti, non la rende pubblica integralmente?”.
E ancora: “è vero o non è vero che il Ministero della Salute non può e non potrà mai concedere deroghe per evitare l’abbattimento anche a seguito della totale vaccinazione su tutto il territorio da lei definita – unica soluzione utile per evitarla – perché le norme vigenti europee non assegnano questa competenza al governo nazionale bensì all’USL territoriale, cioè di fatto a lei?”.
“Risponda a queste semplici domande se vuole fare chiarezza”, conclude il movimento politico.
Giuseppe Manuel Cipollone