E’ di recente pubblicazione l’ultima opera dello storico valdostano Andrea Désandré intitolata ‘Valle Santa Patria Carnale’. Come ebbe a dire Massimo D’Azeglio: “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”.
Di questo compito si fecero carico, in Valle d’Aosta, gli impiegati statali di ogni genere (magistrati, insegnanti, appartenenti alle Forze dell’ordine e burocrazia pubblica) e – fuori regione – politici come il Deputato e alfiere della crociata anti-francofona Giovenale Vegezzi Ruscalla. Era l’Italia unitaria laica,massonica e anticlericale che si stava strutturando. Questo è il contesto da cui lo storico Désandré prende le mosse per sviluppare la sua esposizione.
Il primo a reagire in Valle d’Aosta contro siffatto stato di cose fu il Vescovo Mons. Duc. Costui concepiva di fatto la Valle d’Aosta come una Gerusalemme da contrapporre alla Babilonia nazionale e nazionalistica.
Sotto questo profilo la Valle si presentava come una cattedrale naturale di cui la vallata centrale era la navata principale, mentre le montagne che la circondano ne erano le pareti. La volta celeste era il tetto rivolto a Dio. Questa cattedrale poteva contare sulla protezione identitaria dei grandi santi valdostani quali Grato, Giocondo, Orso, Bernardo e il più importante di tutti, vale a dire Anselmo. Monsignor Duc riuscì anche ad incrementarne le fila, con la beatificazione di Vuillerme di Léaval e di Emerico di Quart. Ma occorrevano anche dei segni materiali ed ecco la costruzione e/o il rifacimento di chiese monumentali e la posa sulla Becca di Nona della grande statua della vergine Maria “Regina Vallis Augustanae” e delle statue di San Bernardo, nel 1902, al Colle del Piccolo San Bernardo. O ancora, nel 1909, al colle del Gran San Bernardo. Ulteriori contributi vennero dall’enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII che condannava le ideologie della massificazione, quali liberalismo e socialismo, sostenendo al contrario la piccola e media proprietà e la giustizia sociale a cominciare dai salari.
La Gerusalemme valdostana esaltava la ruralità perché il contadino dalla sua terra, che prima di lui avevano coltivato i suoi antenati, ricavava di che vivere per sé e per la sua famiglia. In più la terra lo rendeva un uomo libero senza padrone.
La famiglia, la fede cattolica e la figura del parroco/pastore, attorno al quale ruotava la comunità, completavano il quadro andandosi a contrapporre con l’alienante e massificante situazione dei cittadini e degli operai. Il credo di questa Valle d’Aosta rurale e cattolica vide tra i suoi principali apostoli Monsignor Stevenin e gli abati Trevès e Bréan, nonché il laico – ma cattolicissimo – Emile Chanoux.
Nel secondo dopoguerra, dopo la morte precoce di Trèves e Chanoux, sarà soprattutto Bréan a guidare il movimento regionalista cattolico, seppur per un tempo relativamente breve essendo, a propria volta, destinato a morte precoce. A seguito dei suoi contatti con Daniel Rops e col latitante francese Marc Augier,alias Saint Loup, Bréan fece propria l’idea di patria carnale che lega la terra dei padri ai concetti di suolo e di sangue il quale ultimo,a sua volta, comprende la famiglia, i costumi, la religione e la lingua. La fedeltà alla patria carnale si oppone alle derive nazionalistiche perché comporta il rispetto dei sentimenti che i confinanti provano, a loro volta, per la loro patria.
A questo proposito Desandré rileva come, inaspettatamente ,sul concetto di patria carnale si verifica un punto di incontro tra il regionalismo cattolico e quello laico di Caveri che,nel frattempo, era assurto alla guida della regione. Infatti, la Giunta regionale prima acquistò 700 copie del romanzo ‘Pays d’Aoste’, scritto da Saint Loup, poi fece fare al medesimo autore la prefazione del volume ‘Âme et paysages de la Vallée d’Aoste’ (opera edita a cura della regione stessa) e – infine -conferì proprio a Saint Loup il primo premio letterario istituito dall’Ente regionale, dal rilevante importo di due milioni di lire, per il romanzo ‘La peau de l’aurochs’. Questa convergenza tra regionalismo cristiano e regionalismo laico sulla figura di Saint Loup e sulle patrie carnali segna, per l’autore, la chiusura del cerchio.
In definitiva, quindi, il libro di Desandré va ad attribuire la primogenitura della difesa del particolarismo valdostano alla matrice cattolica, compiendo – in tal modo – una significativa sottolineatura di una verità a lungo ignorata, o quantomeno misconosciuta.
Anche per questo l’opera di Andrea Desandré è destinata a diventare un punto di riferimento per gli studi successivi su questa materi.
Claudio Dalle




