Siamo diventati i cani dei nostri cani? E’ una domanda forse un po’ provocatoria, ma qualche volta viene da pensarlo. E se da lato la maggior parte di noi oggi ha un compagno a quattro zampe, che è diventato un pezzo di famiglia e di cuore, dall’altro alle volte il nostro rapporto con il cane pare essere diventato un feticcio. O meglio un tabù, come – satiricamente – viene fatto notare nel libro. Il segno evidente del decadimento della società occidentale, altrettanto.
Ed è su questo sottile crinale – ironico e mai offensivo né con il amici a quattro zampe, né con i loro padroni – che si dipana l’ultimo libro dell’ex GIP Fabrizio Gandini (alis Fabris Khan) dal titolo ‘Cani di merda’. Un titolo sarcastico, come lo è per ampie parti questo breve tuffo nella coscienza profonda occidentale, piena di contraddizioni e citazioni. Sui cani, neanche a dirlo. Lo scritto è stato presentato di fronte ad una piccola ma assorta platea presso la saletta del locale Papà Marcel, ad Aosta, lo scorso 16 luglio.
“Cani di Merda è un romanzo, un saggio, un grido di dolore contro lo strapotere del cane nella civiltà occidentale. Nel dibattito culturale attuale si può parlare bene dei nazisti, dei fascisti, molti tabù sono caduti, solo del cane non si può parlare male. Il cane è idolatrato, “hic sunt canes” c’è scritto sulla cartina dell’Europa”, ci scrive sornione l’autore sapendo quanto, in realtà, l’argomento sia estremamente “delicato”.
Per poi aggiungere: “il libro cerca di rispondere a due domande molto semplici: perchè l’uomo è diventato il cane del suo cane? Il consumismo del cane (trasportini di lusso, gelato per cani, panettoncino per cani, psicologi per cani) è indicativo del degrado della civiltà occidentale?”
“Non ci sono risposte – secondo il dott. Gandini -, se non il segno dei tempi. I quattro cavalieri dell’apocalisse sono stati sostituiti dai quattro cani di merda: il chihuahua, il barboncino toy, il french bulldog, il king charles cavalier. E anche loro annunciano che la fine è prossima”.
Giuseppe Manuel Cipollone
