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Si è svolto ‘Giovani che partecipano’, la due giorni promossa dall’Ordine degli psicologi VdA

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Un programma particolarmente denso di iniziative quello del 14 e 15 ottobre, due giornate promosse dall’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta in collaborazione con la Cittadella dei Giovani per celebrare la Giornata Nazionale della Psicologia 2022, dal tema : “I percorsi della Resilienza“.

“Giovani che partecipano“ è il percorso che L’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta ha individuato per  declinare il tema nella nostra regione: laboratori creativi, tavole rotonde, concerti , talk  e tanta musica hanno visto la partecipazione di tantissimi giovani ma anche di tanti adulti chiamati ad interrogarsi sull’universo giovanile.

L’ idea è quella di animare un confronto tra di noi rispetto al tema della partecipazione giovanile – spiega Jean Frassy, direttore della Cittadella dei Giovani. La partecipazione a contesti strutturati non affatto è scontata; ci si interroga spesso di quanto i giovani amino o siano propensi a partecipare ad una pluralità di iniziative che vanno dal contesto sportivo, alla passione musicale, all’associazionismo, ad impegni di cittadinanza attiva e che possono avere anche livelli di incontro con gli altri molto diversificati. Noi, come Cittadella dei Giovani, siamo molto impegnati in questo tipo di riflessioni perché il nostro obiettivo è quello di promuoverle e sostenerle in vario modo” .

“E’ un piacere aprire la settima edizione della Giornata Nazionale della Psicologia  che ricorre il 10 di ottobre che è anche la Giornata Internazionale della Salute Mentale  – esordisce nel suo discorso di apertura Alessandro Trento, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta. Questa per noi sia a livello nazionale che regionale è l’occasione per ricordare l’importanza della salute, anche mentale. Come tutti noi ci preoccupiamo e ci occupiamo della nostra salute fisica, è altrettanto importante occuparsi anche del nostro benessere psicologico. […] Stiamo vivendo tutti quanti un periodo particolarmente complesso, difficile, dove gli elementi di stress si alternano; credo che soprattutto in questi momenti abbiamo bisogno di guardare al futuro con una certa fiducia e per far questo credo che i giovani ci possano aiutare, perché hanno più positività, più energia di quella che possiamo alle volte avere noi . Abbiamo bisogno di occuparci di noi, di occuparci di voi , di ritrovare delle abitudini di vita sane anche dal punto di vista psicologico. Queste due giornate le intendiamo come delle occasioni per cercare  – diciamo così  –  la parte bella del mondo”.

Non sempre il mondo dei “grandi” sa rivolgersi a quello dei ragazzi, non sempre noi adulti siamo in grado di ascoltarli, di dialogare , di rappresentare un modello positivo e di condividere  con loro pensieri e riflessioni. La pandemia per giunta ha senz’altro reso questa relazione ancora più difficile. Spesso  – e ahimè generalizzando in negativo –  i giovani sono stati bollati come “choosy” e “ bamboccioni” , ragazzi mai cresciuti che non hanno una visione del loro futuro e non hanno interesse ad essere parte attiva della società, ad impegnarsi in qualcosa di buono e di utile.  Hanno invece saputo stupirci oltre le attese i 7 ragazzi/e che hanno preso parte alla tavola rotonda di venerdì 14 ottobre, invitati a “chiacchierare” tra loro e con il pubblico in sala, per condividere le proprie esperienze di impegno. Per tutti loro un denominatore comune – la passione – ed un contesto accogliente, famigliare, come quello delle Associazioni, in cui questa loro passione ha trovato una collocazione : luoghi di incontro, di accoglienza, di scambio, di amicizia,  che diventano anche luoghi dove imparare a confrontarsi ed impegnarsi concretamente in vari ambiti della società, dalla musica allo sport, al cinema, alla cittadinanza attiva all’impegno civile, contro discriminazioni e criminalità.

Protagonista d’eccellenza della seconda giornata dell’evento , quella di sabato 15 ottobre, è stato il professor Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore, professionista esperto nei temi dell’ età evolutiva e della genitorialità. L’incontro che lo ha visto protagonista, intitolato “IO PIU’ TE FA NOI: Cooperazione e appartenenza nel percorso verso l’adultità ” , ha trattato  il tema dei giovani , la loro partecipazione attiva e il loro senso di appartenenza nel contesto in cui vivono.

 Il tema dell’isolamento e del ritiro sociale – complice anche il Covid – è una delle cose che impatta di più sulla crescita in questo momento  – spiega Pellai. Chi fa il nostro mestiere si confronta spesso con genitori che provano a dire ad un figlio di uscire di casa e il figlio sente che questo è uno dei castighi peggiori che gli può capitare” .  Ma perché il fuori spaventa così tanto?  “ Io credo che il fuori oggi sia poco attrezzato per accogliere i bisogni evolutivi dei ragazzi – prosegue Pellai – Fuori deve esserci una zona dove tu ti alleni davvero alla vita, dove senti davvero che c’è una palestra che ti sfida e ti impegna ma nello stesso tempo in quello che fai là fuori tu senti che cresci. Il fuori dovrebbe essere un luogo che genera protagonismo e per sentire che in quel fuori sei protagonista, è davvero fondamentale che ci siano due componenti: una la componente adulta, che deve essere una componente che fa da allenatore alla vita e che non ha tutte quelle infrastrutture di ansia, di protezione, di aspettativa che appartiene invece alla famiglia. […] I genitori soffrono dentro all’adolescenza dei figli perché vorrebbero ancora tanto che i figli stessero nel copione dell’obbedienza e non riescono ad adattarsi al bisogno invece di attivare il copione dell’autonomia. L’ altra componente è quella del gruppo dei pari, dei compagni, è lì dentro che si devono attivare le funzioni di crescita.” 

Si sono toccati poi temi molto delicati che riguardano la genitorialità, specie nella fase adolescenziale dei figli,  e la fragilità del mondo adulto. Si è parlato di aspettative ed ansie che “spesso hanno fatto più danno del Covid – dice Alessandro Trento. Il gioco delle aspettative  – continua Trento – è un gioco a perdere: se va bene pareggi, se va male perdi ma non c’è mai la possibilità di stupirsi. Da un punto di vista educativo l’aspettativa è come il mercurio per le piante, ammazza qualsiasi possibilità di crescita“.

Ma com’è il rapporto tra le generazioni oggi? Come si fa ad essere degli adulti in grado di dialogare con giovani e il loro mondo ? Per gli adulti questa sembra essere la sfida delle sfide. Forse ci dovremmo chiedere se siamo in grado o meno di rappresentare per i giovani un modello positivo, se riusciamo a trasmettere o meno ai ragazzi quell’immagine di adulto in grado di rendere attraente il percorso verso l’adultità.  “Quando i ragazzi guardano noi  vedono il loro traguardo – prosegue Pellai  – Guardano le mamme e i papà, guardano i loro docenti, le persone adulte che li circondano e devono farsi una prefigurazione se diventare adulti è una roba bella oppure no. Noi adulti in ogni momento, in qualsiasi posizione ci troviamo, dobbiamo generare dentro alla relazione con i ragazzi un equilibrio che è funzionale a dire che vale la pena stare dentro alla vita e darsi un progetto dentro alla vita”.

Lucia Vallesi 

 

Photo credit: William Novelli 

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