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Salvate il “soldato” Lucianaz…

di Redazione

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Salvate il soldato Lucianaz: un po’ viene da pensarlo, dopo la ridda di commenti che si è scatenata per le affermazioni sulla pandemia al suo ingresso nel Consiglio Valle. Tutti i responsabili – ma proprio tutti – si sono sentiti in dovere di dimostrare il proprio sdegno e sprezzo nei confronti di questo signore, forse inconsapevole del carnaio mediatico che avrebbe sollevato definendo la gestione pandemica una “pagliacciata”.

Stampa nazionale e locale, movimenti politici, enti locali, sindacati, ordine dei medici, nessuno ha mancato l’appello. E se tutti gli attori e corpi intermedi del nostro paese ci dicono che tali affermazioni non sono responsabili, chi siamo noi – dalla minuscola postazione di AostaNews24 – per contraddirli.

Certo però che alcuni aspetti ci piacerebbe ricordarli: ad esempio che il sangue dei defunti per Covid-19, a cui va il più grande dei tributi, potrà anche essere sulla coscienza dei cosidetti No Vax – come sostenuto da più parti in questi giorni – ma non meno su quella di coloro che in questi anni hanno smantellato la medicina territoriale nel silenzio irreale di chi oggi si fa tutore della scienza e della salute.

Un concorso di colpa, inoltre, lo potremmo riscontrare anche in chi in modo irragionevole e immotivato ha concentrato poca attenzione alle cure del Covid-19, veicolando ogni attenzione del discorso pubblico sulla profilassi collettiva. Ma non è nemmeno questo il punto, su cui già fiumi di inchiostro sono stati spesi.

Il punto che tutti i presunti responsabili tralasciano è che nelle parole di Diego Lucianaz c’è stata tutta la rabbia e la disperazione di una comunità che si è vista emarginata dalla vita sociale e nondimeno insultata in pubblico per due anni. Certo qualcuno frettolosamente dirà: se la sono cercata, ostinati e cocciuti No Vax.

Ma a esser onesti, non ne siamo affatto certi. Trecento anni di filosofia politica non hanno risolto il problema sul confine in cui inizia il diritto di resistenza allo Stato e termina il dovere all’obbedienza.  Ed sempre bene ricordare, ancora una volta se necessario, che nessun obbligo vaccinale per il coronavirus (se non tardivo, flebile e solo per alcune fasce) lo Stato ha effettivamente previsto.

I non vaccinati come minoranza colpevole di una colpa collettiva che non era una colpa, visto che le istituzioni – forse in modo pavido e meschino – non avevano previsto alcun obbligo. Ma come altro chiamare, se non “pagliaccio”, uno Stato che non si fa carico del controllo sociale, ma lo scarica sulle spalle dei cittadini? Come chiamare uno Stato che non prevede obblighi, ma ciò nonostante trasforma i cittadini in milioni di pubblici ufficiali, i fratelli in controllori della liceità sanitaria dei consaguinei. Come definire un sistema che, spesso e volentieri, abbandona a sé stessi i cittadini che fidandosi della scienza hanno poi riscontrato problemi di salute dopo la somministrazione del vaccino?

La fiducia nelle istitituzioni non può essere solo rivendicata, va costruita. Ecco dunque che, forse, non è necessario essere un No Vax per definire quanto abbiamo vissuto, la gestione di un fenomeno sanitario preoccupante e epocale, in termini sprezzanti. Forse in termini ancora peggiori di pagliacciata, perché – a tratti – a noi è parsa una gestione criminogena del bene pubblico più prezioso: la Costituzione.

Giuseppe Manuel Cipollone