La riforma elettorale regionale tanto invocata sembra essere archiviata, nonostante fosse un punto centrale nel programma di legislatura 2020-2025. Almeno è quello che sostiene Rete Civica, con un comunicato stampa particolarmente critico che denuncia il mancato rispetto degli impegni presi dal Governo regionale.
L’unica iniziativa in corso – che potrebbe ottenere i 24 voti favorevoli in Consiglio Valle – riguarda un ritorno al sistema delle tre preferenze, un cambiamento che, secondo Rete Civica, non costituisce una riforma ma un “passo indietro” verso le vecchie dinamiche delle “cordate di candidati”.
Nella precedente legislatura, era stata creata una sottocommissione apposita per elaborare una proposta di riforma entro il 30 novembre 2019, ma anche questo progetto non ha portato a risultati concreti. Il programma di governo concordato nel 2020 tra le forze politiche della maggioranza attuale, tra cui Union Valdôtaine e Partito Democratico, metteva al primo posto la necessità di garantire stabilità governativa attraverso una nuova legge elettorale, un impegno che però non è stato rispettato tuona RC.
Anche le richieste popolari sono rimaste inascoltate: nella primavera del 2022, oltre 3.300 elettori avevano chiesto un referendum consultivo regionale sulla riforma elettorale, che non si è mai svolto. Nei tre anni successivi, ben sei proposte di legge sono state depositate in Consiglio regionale, ma nessuna ha visto la luce, lasciando la Valle d’Aosta come l’unica regione in Italia in cui gli elettori non possono scegliere direttamente una maggioranza di governo stabile.
Un altro aspetto evidenziato da Rete Civica riguarda l’assenza della “doppia preferenza di genere”, una misura già adottata in quasi tutte le regioni italiane ad eccezione della Valle d’Aosta e del Friuli-Venezia Giulia. La Consulta regionale femminile valdostana ha sollecitato l’introduzione di questo meccanismo, ma anche su questo fronte nulla è stato fatto.
Con l’avvicinarsi della fine della legislatura, la maggioranza regionale cerca ora di dare una parvenza di riformismo proponendo di reintrodurre il sistema delle tre preferenze, una mossa però che Rete Civica definisce un “taccone peggio del buco”.