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La pandemia raccontata dai lavoratori

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di Redazione

Intervista all’infermiera Chiara Pasqualotto referente per la Cisl Funzione Pubblica per i lavoratori del comparto socio sanitario e sanità in relazione a ciò che è accaduto in questa seconda ondata COVID.

Signora Pasqualotto può fare un riassunto delle strutture della valle d’Aosta, quante sono come sono organizzate e da chi sono gestite?

Le strutture residenziali per anziani in Valle d’Aosta si suddividono in diverse tipologie e vista la particolarità della nostra regione sono distribuite su tutto il territorio. Gli anziani autosufficienti sono accolti in comunità di tipo familiare, nelle strutture protette a bassa o media intensità sono accolte le persone che necessitano di una maggiore intensità assistenziale rispetto alle residenze familiari e poi abbiamo le strutture protette plus dove l’assistenza è a intensità elevata. Quest’ultime sono destinate ad accogliere anziani non autosufficienti. La maggior parte ospita anziani dipendenti in tutte o quasi le attività di vita. Le strutture pubbliche cioè quelle gestite dalle Comunità Montane sono 30, le strutture private sono 8. Le pubbliche ospitano 555 anziani, le private circa 480 persone. A queste si aggiunge la Clinica di St.Pierre che in questo periodo può ospitare fino a 70 persone contagiate da covid-19.

Potrebbe fare una sintesi, rispetto alla seconda ondata della pandemia, di cosa è accaduto nelle diverse strutture dal suo punto di osservazione.

In diverse strutture ci sono stati molti contagi sia tra gli operatori che tra gli anziani, in alcune anche la totalità degli utenti sono risultati positivi al coronavirus. In altre al contrario come Centro Polivalente o la Casa Famiglia di Aosta sia i pazienti che gli operatori sono risultati tutti negativi. Molte persone nel peggiorare sono state trasferite in ospedale e alcune purtroppo sono decedute. Nelle microcomunità colpite dal virus in media un anziano su tre è mancato.

Per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori?

La sicurezza sul lavoro rimane una priorità. L’attenzione alla fornitura e approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza a volte ci viene riferito, avviene con qualche difficoltà, riferito a problemi di tipo economico o di tempistica nell’ordinarli ma in generale la situazione è buona.

E riguardo il numero degli addetti

Per ovviare alla carenza cronica di personale si utilizza la mobilità, coordinando il personale, cioè facendolo ruotare in più strutture, a questo proposito immagino ci sia l’attenzione sia nella pianificazione della turnistica che nell’eventuale rischio di contagio. Unica soluzione bandire i concorsi necessari che finalmente stabilizzeranno e implementeranno il personale mancante.

Che clima vivono i lavoratori, che riscontri ha avuto

Il clima che si respira è di grande impegno e attenzione da parte di tutti i sanitari e di tutte le figure che ruotano, assistono e curano i nostri anziani. Si percepisce però grande stanchezza, preoccupazione e quasi un senso a volte di abbandono. Il senso di abbandono non è solo riferito alle istituzioni ma anche alla popolazione, quella parte che ritiene di essere in qualche modo quasi immune alla pandemia. Gli operatori coinvolti emotivamente, al telefono mi riferiscono di essere stati vicini a questi anziani,” ai loro nonni e alle loro nonne perché così li chiamano affettuosamente ” , mi raccontano di cercare il più possibile di sostituirsi ai loro cari che non possono stare loro vicini in un momento così critico, ma questo logora, perché fa vivere in uno stato di sofferenza e lutto continuo, senza avere il tempo di metabolizzare o elaborare a pieno quello che sta succedendo. E’ come se si vivesse su due realtà diverse… chi assiste le persone che muoiono e che pensa a sciare…

Ci saranno strascichi tra i lavoratori?

Temo che a livello psicologico ci saranno molti problemi. Si è segnalata questa situazione anche al neo Assessore alla Sanità dott. Barmasse chiedendogli un impegno concreto e rapido su programmi che tengano conto del benessere organizzativo e lavorativo in ambito sanitario, concetto abbandonato da tempo a causa dal taglio alle risorse economiche e al blocco del turn over.

Cosa potrebbe consigliare, in generale, per migliorare la situazione?

A volte si sottovaluta la comunicazione, permetterebbe, se fosse più efficace, di rendere comprensibili alcune scelte organizzative. Le scelte e la gestione di questa emergenza non è semplice, ognuno di noi fa del proprio meglio sicuramente. E’ necessario però a volte accettare e valutare le critiche, considerare che possono farci crescere, migliorare e raggiungere obiettivi a breve e lungo termine.

 

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