Nella lunga discussione che ha riguardato il delicato tema del ‘Fine vita’, tenutosi ieri in Consiglio Valle, sono emerse diverse posizioni. Ad incarnare la sensibilità e la visione cristiana è stato il Consigliere regionale del Carroccio, Luca Distort, che ha commentato in aula: “questa legge si propone come antitesi all’accanimento terapeutico ma il confine è breve verso una declinazione dell’eutanasia come soluzione alla sofferenza”
“Bisogna analizzare questa proposta di legge non in relazione al caso specifico e drammatico che non può essere universalizzato in un contesto di legge – ha continuato Distort. La norma permette al paziente di rifiutare alimentazione e idratazione e il medico, senza obiezione di coscienza, sarebbe obbligato a rispettare tali direttive. Dunque, se io chiedo di morire, il medico dovrebbe eseguire. Fine della deontologia”.
E infine ha concluso: “la legge delinea uno scenario estremo: la paura del dolore e il peso sui propri cari spingono verso il fine vita. Ma tra sopportare l’insopportabile e scegliere la morte, c’è l’intera realtà della vita e del suo senso! Oggi rischiamo di mettere una pistola sul letto del malato. Dove sta il confine? Nella propria sofferenza? In quella altrui? In Commissione non c’è stato il dovuto approfondimento su questa materia così delicata mentre a livello nazionale lo stesso iter dimostra la difficoltà di bilanciare diritti e tutele. L’elemento cruciale di questa legge rimane l’impossibilità a gestire la linea di confine di applicazione e anche della libera scelta del suicidio assistito: per questo noi non voteremo questa legge”.