Lo scorso 26 febbraio, in occasione delle primarie, elettori e simpatizzanti del Partito Democratico hanno avuto l’opportunità di votare chi sarebbe poi diventato il futuro Segretario nazionale, il nono in sedici anni di esistenza del movimento.
Dopo un iniziale testa a testa è stata Elly Schlein a portarsi a casa la vittoria a dispetto dei pronostici che vedevano il suo rivale, Stefano Bonaccini, favorito.
Il testa a testa
I due politici rappresentano le due facce del Partito Democratico: Schlein rappresenta una svolta progressista, green e europeista, mentre Bonaccini il proseguimento di un pragmatismo amministrativo, già portato avanti da alcuni suoi predecessori, con alcune novità e una rinnovata attenzione alla ricostruzione del rapporto con il territorio.
Stefano Bonaccini, 56 anni, è un personaggio politico di tradizione di sinistra, figlio di una famiglia di operai iscritti al PCI. Fin dagli albori del PD comincia la sua ascesa nel partito: nel 2007 diventa segretario provinciale, nel 2010 consigliere regionale e alle primarie del 2012 resta fedele a Bersani, ma solo l’anno dopo diventa coordinatore della mozione Renzi. Nel 2014 diventa poi Presidente della Regione Emilia Romagna, affiancato – come vice – proprio da colei che oggi lo ha battuto alle primarie.
Il programma di Bonaccini era fortemente incentrato sulla ricostruzione del rapporto con gli elettori del PD, sulla base militante nei territori, sul favorire la creazione di una “scuola politica” per formare la nuova classe dirigente del partito che non fosse favorevole per i privilegiati. Trasparenza la parola d’ordine, seguita dalla volontà di rimettere al centro il lavoro e la questione economica. E ancora parità salariare tra uomini e donne, rafforzamento del diritto allo studio e scuola dell’obbligo estesa ai 18 anni. Un programma che non sembra aver convinto l’ala sinistra del partito, che ha votato in massa – dopo un periodo di astensionismo – la giovane Schlein.
Elly Schlein politica italiana di 37 anni, invece, rappresenta la svolta progressista del partito, che strizza l’occhio soprattutto ai temi più sentiti fra i ragazzi. Già europarlamentare e vicepresidente della Regione Emilia Romagna, il suo programma ‘Parte da Noi’ – visto con le lenti di un elettore di sinistra – un è un inno ai diritti sociali e civili, con particolare attenzione al cambiamento climatico. Superamento del Jobs Act renziano, maggiori investimenti sulle energie rinnovabili e maggiore pressione fiscale sulle grandi emissioni di CO2, rimodulazione del Reddito di Cittadinanza e maggior sostegno alle istanze europee.
Un programma quello di Schlein che ha vinto e convinto – anche molti elettori più a sinistra del PD – che hanno messo da parte l’astensionismo per recarsi alla urne delle primarie, le quali hanno registrato oltre un milione di adesioni.
Il commento del Segretario del PD Valle d’Aosta
Il dato dell’affluenza alle primarie è estremamente confortante, almeno secondo il Segretario regionale del PD Luca Tonino: “io credo che le primarie aperte siano un valore aggiunto, perché portare a votare oltre un milione di persone nel 2023, quando c’è un astensionismo dilagante, è una cosa estremamente rilevante. Io credo che la Schlein abbia vinto perché ha mandato un messaggio di forte innovazione rispetto a un quadro politico un po’ ingessato. Bonaccini, invece, aveva un programma che giustamente rimarcava la capacità amministrativa rispetto a una regione come quella dell’Emilia Romagna che è governata bene e lo dicono tutti gli indicatori economico e sociali”.
Che aggiunge: “ha vinto, secondo me, un messaggio di speranza, un messaggio di prospettiva in un periodo in cui la politica sicuramente non va di moda. Il dato della partecipazione messo assieme alla vittoria di una giovane e capace donna credo che sia un qualcosa di estremamente importante per questo Paese e non solo per il Partito Democratico”.
Secondo il Segretario dem, però, la linea di partito non verrà messa troppo in discussione, l’intento chiaro della Schlein sarebbe quello di tenere insieme il partito, senza necessità di rivincite o di guardare al passato. L’obiettivo è l’unità, sottolinea Tonino, essa è “l’unica scelta possibile per il Partito Democratico”.
Confortanti sarebbero anche i numeri dei tesserati, secondo Tonino, con 4000 iscrizioni a livello nazionale solo nella prima giornata di “effetto Schlein” nel PD.
“L’astensionismo è soprattutto di sinistra”, chiosa Tonino. “Negli ultimi anni il Partito Democratico, secondo me facendo anche bene, ha partecipato ad alcuni governi che hanno annacquato un po’ la sua identità e hanno raccontato un partito subalterno, anche se non lo era. Il primo Segretario donna è un elemento di novità, segno di una forte innovazione nel quadro politico. Bisogna far di nuovo appassionare, far innamorare il popolo del centrosinistra con politiche più incisive sui temi d’identità, che oggettivamente nel corso degli ultimi anni si erano un po’ troppo sfumate. Questo credo possa riconsegnare al Partito Democratico la sua idea originaria, quella di essere la forza trainante di un’alternativa alle destre”.
Schlein diventerà ufficialmente la segretaria nazionale questo sabato, all’assemblea nazionale del partito.
Sabrina Olibano