Il Consiglio Valle ha dedicato oltre sei ore al dibattito sulla governance della CVA, che – negli ultimi mesi – è diventato un vero e proprio affaire. In aula sono emerse le divisioni interne alla maggioranza, riaccendendo la discussione tra coloro che puntano ad un ritorno di un ruolo politico preminente nella gestione della società partecipata e coloro che invece ne sostengono l’autonomia manageriale.
A dare il via al confronto è stata una mozione presentata dal Consigliere regionale di opposizione Erika Guichardaz, che chiedeva una audizione in IV Commissione del Cd’A di Finaosta, da tenersi prima dell’approvazione del bilancio CVA attesa per il 27 giugno. La proposta – emendata su iniziativa del Consigliere di Rassemblement Valdôtain Stefano Aggravi – è stata poi respinta con 19 astensioni da parte della maggioranza.
Ma ad accendere la miccia è, ancora una volta, l’intervento del Consigliere leghista Simone Perron, che ha rilanciata lo scenario di una convergenza impropria tra una parte dell’UV e l’ex PCP (in minoranza), per ricreare le consizioni di un controllo diretto sulla società. E’ proprio sulla fuga di notizie, prima verso il Consigliere Chiara Minelli, poi verso alcune testate giornalistiche, che punta il riflettore Perron.
Parole che non potevano non innescare reazioni immediate: l’Assessore regionale al Turismo Giulio Grosjacques (UV) ha contestato la ricostruzione del leghista, rivendicando la legittimità delle informazioni ricevute dal commercialista Daniele Fassin, quest’ultimo recentemente dimessosi dal Collegio sindacale di CVA di cui faceva parte. Per l’Assessore, dunque, nessun episodio di dossieraggio, ma un passaggio di informazioni legittimo e avvenuto – su richiesta di due Comuni – nell’ottica di esplorare l’interesse di CVA verso una centrale inattiva nella zona dell’Evançon.
Dibattito esteso: CVA ancora al centro del Consiglio regionale
Un lungo dibattito, nel corso del quale il Capogruppo UV Aurelio Marguerettaz ha denunciato la necessità di maggior rigore nei controlli da parte di Finaosta, sottolineando che decine di impianti acquistati da CVA sarebbero stati classificati come “aborted”, con un impatto economico di circa 50 milioni di euro.
Richieste di trasparenza e di rafforzamento del ruolo di Finaosta sono arrivate anche da Chiara Minelli (ex PCP), Stefano Aggravi (RV) e Pierluigi Marquis (Forza Italia), che hanno insistito sul valore pubblico di CVA e sulla necessità di una vigilanza puntuale sugli investimenti, che ammontano a circa un miliardo di euro complessivi.
A metter un punto, per il momento, alla bagarre in aula è stato il Presidente della Regione Renzo Testolin. Egli ha ricordato come l’uscita di CVA dal perimetro delle società soggette ai vincoli della legge Madia abbia reso necessario una revisione dello statuto e un rafforzamento dei meccanismi di controllo, obiettivi che saranno affidati al nuovo Cd’A nel corso del prossimo anno.




