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Aosta Pride 2022: il più “casto e etero” della Storia dei pride… (e va bene così)

di Redazione

di Redazione

Se non si può certo dire che l’Aosta Pride potesse essere – in qualche modo – approvato dalla CEI, di sicuro quella del capoluogo valdostano è una delle manifestazioni più caste a cui ci ha abituato il mondo dell’orgoglio omosessuale negli ultimi anni.

Questo pomeriggio tra le 1500 e le 2000 persone si sono date appuntamento, alle 14:30 in Piazza del Mercato ad Aosta, per dare vita ad un lungo corteo che ha sfilato per le vie della città fino ad arrivare a destinazione in Piazza Chanoux. Tante le persone giunte dal resto d’Italia, ma anche molti i visi noti della comunità valdotana, hanno sfilato dietro il “carro” al ritmo delle hit passate e del momento, insieme agli slogan lanciati da una drag queen che intratteneva la platea. Immancabili e corpose le delegazioni di tutti i partiti di sinistra valdostani, ma anche dell’Anpi e della CGIL.

Un gay pride aostano – probabilmente in modo voluto – non troppo divisivo, dove in mezzo al tripudio di arcobaleni non vengono ostentate nudità eccessive, né presi di mira simboli sacri al cristianesimo. Prima della partenza da Piazza del Mercato alcuni ragazzi hanno distribuito preservativi gratuitamente.

Ad onor del vero, nel serpentone si scorgono anche alcuni sparuti cartelli dal contenuto politico, contro Giorgia Meloni, la Lega e la Chiesa cattolica, ma non si può dire davvero che siano diffusi.

Ad aprire la parata con uno striscione con il motto della manifestazione – ‘Foura Tceutte! – i rappresentanti locali dell’associazionismo LGBT, il Presidente dell’Arcigay VdA Giulio Gasperini e l’Assessore alla Cultura di Aosta Samuele Tedesco, insieme all’ospite dell’evento Vladimir Luxuria.

Tra la folla tantissimi curiosi, giunti per assistere a quella che si ha la sensazione appaia anche come una novità a cui andare a dare una sbirciata. Presenti tante famiglie coi bambini al seguito, le quali – per paradosso – rendono questo Aosta Pride il più “etero”nella Storia dei pride.

E in fondo va benissimo cosi – al netto di alcuni passaggi da comizio prevedibili – un pride tutto sommato casto e di provincia, che può piacere a tutti. O quanto meno non offede nessuno eccessivamente. Perché di quelli in cui si rivendica rispetto per sé ma si profanano le effigi sacre per le altrui sensibilità … ci siamo anche rotti le palle.

Giuseppe Manuel Cipollone