Il carcere di Brissogne torna agli onori della cronaca per un altro triste episodio: un detenuto di origine libica si è tolto la vita all’interno della struttura durante la notte tra il 31 luglio e il 1° agosto scorsi. Il ritrovamento da parte della Polizia penitenziaria – avvenuto intorno alle 02:00 di notte – è stato agghiacciante: il detenuto si era suicidato legandosi un sacchetto di plastica al collo e inalando del gas da una piccola bombola. Un atto anticonservativo tristemente noto nelle carceri italiane, che scontano ancora importanti tassi di suicidio fra la popolazione detenuta.
Malessere psicologico e fisico ben noto anche alla casa circondariale di Brissogne dove non mancano i gesti estremi, anche se la struttura attualmente non sconta problemi di sovraffollamento: nell’ultimo anno sarebbero almeno altri due casi di morte in cella. Entrambi italiani di nazionalità, nel primo caso si sarebbe trattato di un altro suicidio, mentre nel secondo il detenuto – già segnalato come psichicamente provato – sarebbe stato ritrovato in bagno vittima di un arresto cardiocircolatorio. E – nei mesi – alcuni altri tentativi di impiccagione sarebbero stati sventati proprio dagli agenti della Polpen.
Nonostante i diversi tentativi di intervento da parte del Governo, a partire dall’arrivo di un Direttore del carcere atteso e invocato per anni, delle criticità rimangono. E non manca chi – fra gli agenti – si lascia sfuggire: “meno male che il ritrovamento è avvenuto in modo inequivocabile. Sennò finiva che qualcuno rimaneva pure indagato”.
Giuseppe Manuel Cipollone




