Ha riaperto al pubblico, in una veste rinnovata e in un ambiente raffinato e dal gusto moderno, l’area archeologica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta. Per l’occasione, e per scoprire tutte le novità al suo interno, abbiamo partecipato, nella veste di improvvisati ‘archeonauti’ per conto di AostaNews24, ad una delle visite guidate organizzate a cura degli archeologi della Soprintendenza per i Beni e le attività culturali.
Il nuovo parco archeologico, oggetto di un’operazione minuziosa e accurata di rinnovamento e riallestimento, presenta ad oggi una superficie di quasi 12.000 metri quadrati (a fronte dei 6.000 precedenti) – confermandosi l’Area Megalitica coperta più vasta d’Europa – e l’esposizione di oltre 700 nuovi reperti, tra cui 500 risalenti all’epoca romana, tutti rinvenuti nel quartiere periferico di Saint-Martin-de-Corléans.
Ad accoglierci nella rinnovata sala della biglietteria è stato l’architetto Marco Vigna, con un video introduttivo che ha presentato ai visitatori un excursus storico del sito e una breve spiegazione delle date che ne hanno segnato la storia, a partire dal 1969, quando l’archeologo Franco Mezzena individuò le prime testimonianze riferibili all’Area. “L’obiettivo di queste visite – ha detto Vigna – è far sì che ognuno di voi si appropri di questo spazio, che sia un luogo di tutti e per tutti, e che voi siate i promotori di questo nuovo museo”.
L’intenso viaggio museale inizia da qui: un tunnel del tempo che racchiude le immagini di alcuni degli oggetti esposti da una parte, e dall’altra delle feritoie che offrono degli scorci sull’area interna del sito, fortemente volute dall’architetto allestitore Massimo Venegoni, e poi ‘La rampa del tempo’, un percorso simbolico arricchito da riproduzioni tridimensionali e pannelli esplicativi.
La visita a staffetta è proseguita con l’intervento dell’archeologa Francesca Martinet all’interno di una delle novità più sorprendenti, ‘La sala immersiva’, una sala cilindrica dove uno schermo con una curvatura di 270° permette una visione che ingloba il visitatore nelle dettagliate immagini proiettate sul muro da 4 proiettori fissati sul soffitto, che narrano dei ritrovamenti risalenti al Neolitico, dalle tracce di un’aratura propiziatoria (fine V millennio a.C.) seguita dalla creazione di ‘pozzi’ allineati, e poi la sequenza di 24 pali lignei, di cui restano oggi le buche di alloggiamento.
Le aree museali sono accompagnate dalle suggestive musiche composte dal maestro Giovanni Sollima e proposte in diverse aree del museo. Il percorso museale è caratterizzato inoltre da un particolare sistema di illuminazione con oltre 500 fari che riproducono la luce del giorno, dall’alba sino al tramonto, per richiamare il fatto che il sito, originariamente, era esposto all’aria aperta. Tra le novità, compaiono anche un ampio spazio relax, un’area dedicata ad esposizioni temporanee e una sala conferenze che si compone di 160 posti.
La zona museale successiva – presentata dal responsabile scientifico dell’Area, Gianfranco Zidda – è costituita dalla ‘Grande sala delle Stele’, dove è possibile ammirare più di 40 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest’area, che rappresentano magistrali capolavori dell’arte statuaria preistorica dedicata al culto di eroi, guerrieri e divinità, riconducibili da un punto di vista stilistico a due gruppi: stele arcaiche, caratterizzate da tratti antropomorfi essenziali, ed evolute, con parti del corpo raffigurate più nel dettaglio, abiti, ornamenti ed armi.
Età del Rame e del Bronzo si susseguono fino al II millennio a.C, quando nell’area si verificano grandi cambiamenti, raccontati nella nuova sezione dedicata alla Protostoria, illustrata dall’archeologa Gwenaël Bertocco. Il sito assume in questo periodo una funzione prettamente agricola: sono numerose infatti le tracce di arature visibili nel terreno, ritrovate in occasione dei più recenti scavi archeologici, tra cui si delineano delle orme umane. In questo spazio, inoltre, si può apprezzare il grande tumulo funerario risalente all’Età del Ferro, nel I millennio a.C., con il suo piano di calpestio originale.
Il piano superiore, una delle novità di questa fase rinnovativa, comprende la ricca sezione dedicata all’epoca romana. Accompagnati dall’archeologa Alessandra Armirotti abbiamo attraversato la prima parte della sezione, dedicata alla vita quotidiana in ambiente rustico, tra i cui reperti spiccano oggetti di uso quotidiano in ceramica, metallo e vetro, ma anche una preziosa statuetta in ambra raffigurante un ‘moscophorus’, e l’altra dedicata alla necropoli afferente all’insediamento rustico, dove si trovano 20 tombe connotate da corredi ricchissimi – tra cui un corredo di notevole valore definito ‘dello scriba’, di cui è stato possibile risalire al nome, Marco Flavio Severo – nonché da pratiche e rituali funerari tra loro molto diversi sia per cronologia e tipologia.
Conclude il lungo percorso espositivo la sezione medievale, più ridotta rispetto alle altre, composta da una vetrina dedicata alla pietra ollare, materiale simbolo dell’epoca medievale nei territori alpini, e un’esposizione di monete ritrovate nel sito, disposte in ordine cronologico, dal II secolo a.C. fino al 1826.
Termina alle spalle della chiesetta romanica di Saint-Martin, antico luogo di culto dedicato a San Martino di Tour, il lungo viaggio nella storia proposto dal nuovo parco archeologico, un viaggio immersivo e suggestivo, in grado di coniugare passato e presente, sacro e profano, la bellezza di ciò che un tempo è stato – raccontata attraverso le voci di chi ha scavato il terreno con le proprie mani – e la meraviglia senza tempo di ciò che oggi invece è, suscitata dall’attenta opera di riallestimento e di ammodernamento del sito.
Le visite accompagnate gratuite proseguiranno fino a domenica 19 novembre, con orario continuato 10:00-18:00. Nell’ambito della riapertura del sito è inoltre in programma ‘Saint-Martin-de-Corléans, évènements mégalithiques’ con eventi, laboratori, visite e conferenze che si terranno tra novembre e dicembre e di cui vi proponiamo il dépliant di seguito.
Per maggiori informazioni è possibile contattare il numero 0165552420 o l’indirizzo e-mail: beniculturali@regione.vda.it.
Martina Branco