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Tra Evola e l’Alka-Seltzer per Gad Lerner: in scena a Gressoney S.Jean la voglia di cancel culture dei benpensanti

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di Giuseppe Manuel Cipollone

Non ha fatto in tempo a svolgersi la conferenza su Julius Evola e l’alpinismo, nella piccola sala consiliare di Gressoney-La-trinité, che la sinistra “chez nous” si è mobilitata per denunciare il pericolo di revanscismo fascista. Con tanto di contro evento, tenutosi ieri a Gressoney Saint-Jean, dal retrogusto di messa di riparazione: senza dubbio una botta di visibilità inaspettata per una piccola conferenza di nostagici impenitenti che stava passando inosservata.

Lo dico subito: non intendo fare una difesa del pensiero di Julius Evola, se non altro perché non l’ho letto. Di tutta la sua corposa bibliografia, lessi – anni fa – solo ‘Rivolta contro il mondo moderno’. Troppo poco per esprimere un pensiero di senso compiuto. Il punto è che, ascoltando l’evento, viene il dubbio che anche i relatori sul palco non abbiano mai avuto contatto con una sola riga di Julius Evola, se non per sentito dire. Come immaginabile, di tutto si è parlato – fascismo, antisemitismo, attualità politica – meno del libro contestato che tratta di filosofia e alpinismo. Ma se la conferenza è un potpurrì di argomentazioni, vale la pena ricordarne una su cui è bene restare prudenti.

“Perché certi autori riscuotono tanto successo?”, si chiedeva stupito e preoccupato lo storico Alberto Cavaglion. Ecco una risposta definitiva non esiste, ed è vero – a proposito di riflessioni dal palco – che il confine tra Storia e memoria può essere molto sottile, a volte troppo. Però anche il confine tra Storia e pedagogia può esserlo altrettanto, e questo non va dimenticato.

Se oggi si cancellasse Julius Evola da una conferenza, si lasciasse spazio all’indignazione pelosa di un certo modo dei benpensanti di intendere la libertà, probabilmente non cambierebbe nulla: era fascista, il male assoluto. Salvo che, domani, si cancellerà qualcun’altro perché “era sessista”. E poi un altro perché “omofobo”, uno perché “razzista” ed un altro ancora – assai presto – perché “negazionista” del clima.

E’ una deriva ben percepibile questa, che oggi – fra le persone – spaventa molto più di qualsiasi altro spauracchio. Dispiace che Gad Lerner non lo capisca e rivendichi il diritto a non voler prendere l’Alka-Seltzer per un evento, come questo, che non “s’ha da fare”: e invece, caro Gad, stavolta ti tocca la dose, perché i Paesi in cui l’Alka-Seltzer lo prendono sempre i soliti si chiamano dittature.

Giuseppe Manuel Cipollone