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Superbonus 110% nella lente delle Fiamme Gialle: sequestro di 1,9 milioni di crediti “dubbi”

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di Redazione

Come prevedibile il ‘Superbonus 110%’ finisce sotto la lente della magistratura. Un’indagine della Procura di Aosta ha dato il via ad un sequestro preventivo, eseguito dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza questa mattina, 11 aprile.

Il decreto prevede sequestro di un ammontare complessivo di oltre 1,9 milioni di euro, in relazione a crediti fiscali fittiziamente maturati relativi al cd. “Superbonus 110”. Nel corso delle attività d’indagine sarebbe emersa la presunta esistenza di un’associazione a delinquere avente, con centro in territorio valdostano.

L’ipotesi inquirente è che l’associazione abbia visto la partecipazione di un architetto e un commercialista, operanti nel capoluogo regionale, insieme agli amministratori di una società di costruzioni di Torino – che svolgeva funzioni di general contractor – per perpetrare i reati di truffa ai danni di privati, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di riciclaggio, autoriciclaggio, di false asseverazioni e indebite compensazioni di crediti di imposta.

L’indagine avrebbe tratto origine a seguito di una querela sporta dai proprietari di un condominio di Aosta, che si sono ritrovati sul proprio cassetto fiscale crediti ceduti, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, a fronte di lavori non ancora eseguiti.

Secondo l’indagine l’architetto aostano, C.F., risulterebbe aver procacciato i clienti interessati al ‘Superbonus 110’, offrendosi di curare l’iter amministrativo e suggerendo l’impresa che avrebbe effettuato i lavori, rivestendo di fatto molteplici ruoli: direttore dei lavori, responsabile della sicurezza e tecnico asseveratore. Le asseverazioni, secondo quanto risulterebbe, avrebbero falsamente attestato l’esecuzione di uno stato di avanzamento dei lavori non corrispondente alla realtà e sarebbero state successivamente trasmesse ad ENEA. Il commercialista, M.M., avrebbe apposto i visti di conformità che legittimavano l’esistenza dei crediti di imposta, curando la trasmissione all’Agenzia delle Entrate unitamente alla comunicazione della cessione dei crediti dai condòmini al general contractor. Infine, gli impresari torinesi, secondo l’ipotesi investigativa, emettevano le fatture per mezzo delle quali aveva inizio l’iter di generazione dei crediti, che si è concluso con la cessione di una parte degli stessi ad una società terza con sede a Bra (CN).

Le verifiche delle Fiamme Gialle avrebbero poi visto il contributo fondamentale dell’Agenzia delle Entrate valdostana, che ha fornito i documenti necessari a confermare il quadro indiziario. Al momento, questa è l’ipotesi investigativa, che andrà – successivamente – confermata in sede di processo penale.

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