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Rete Civica scrive a Laura Boldrini: “il PD romano intervenga”

di Redazione

di Redazione

Attacco su tutta fra le linee all’interno della sinistra valdostana, dove dopo la conferma dell’adesione del PD al nuovo esecutivo Testolin – e forse alcuni equilibri spostati dall’avvento della nuova segreteria targata Shlein – hanno messo in uno stato di agitazione l’area.

E nonostante le rassicurazioni del PD, pare che l’acredine sia feroce. A pubblicare una lettera aperta qualche giorno fa sul proprio blog, Rete Civica rappresentata in Consiglio Valle da Chiara Minelli all’interno del gruppo PCP.

Il direttivo del movimento ha scritto alla deputata Laura Boldrini per auspicarne il sostegno nei confronti di un Partito Democratico “indisciplinato”. Vari gli oggetti della critica di Rete Civica al PD regionale, a partire dalla mancata presenza di una donna in giunta, fino all’accusa di essersi impossessato del gruppo regionale con colpo di mano o – ancora – non aver fatto abbastanza per favorire una riforma elettorale maggioritaria per la stabilità delle istituzioni.

Un’accusa dura e diretta di cui – di seguito – il testo integrale della missiva:

“Egregia On. Boldrini,
abbiamo appreso dagli organi di stampa la sua puntuale critica alla composizione della nuova Giunta regionale della Valle d’Aosta, in cui non esiste alcuna presenza femminile, ed anche l’osservazione, rivolta al Pd valdostano – sostenitore di tale Giunta – che una scelta come questa non può essere condivisa.
Sono considerazioni importanti e la preghiamo di seguire l’evoluzione, se ci sarà, di questa vicenda, segnalandole anche un altro paio di aspetti che aiutano a comprendere la gravità del ruolo e dei comportamenti dei consiglieri regionali valdostani del PD, di cui l’elezione della maschia Giunta Testolin è solo l’ultimo pessimo episodio.

Nelle elezioni regionali del 2018 il PD, a causa della inconsistenza e scarsa credibilità dei suoi principali esponenti regionali, era scomparso dal Consiglio regionale perché la sua lista non aveva avuto alcun eletto. Gli esponenti del PD sono tornati in Consiglio nelle elezioni regionali anticipate del settembre 2020 grazie alla partecipazione ad una lista unitaria dei progressisti – promossa dall’associazione Rete Civica – denominata Progetto Civico Progressista che ebbe un notevole successo conquistando lo stesso numero di seggi dell’Union Valdôtaine, storico partito autonomista. Ebbene, neppure un anno dopo tali elezioni che potevano aprire un percorso nuovo per i progressisti in Valle d’Aosta, gli esponenti del Pd hanno abbandonato il gruppo PCP per formare un loro gruppo. E quel che è peggio hanno abbandonato tutti gli impegni programmatici e comportamentali che avevano sottoscritto presentandosi come candidati nella lista PCP.

E quel che è peggio hanno abbandonato tutti gli impegni programmatici e comportamentali che avevano sottoscritto presentandosi come candidati nella lista PCP. E così, due mesi fa hanno votato contro la richiesta, avanzata da alcune migliaia di elettori, di un referendum popolare consultivo su una proposta di legge che ha lo scopo di ridare stabilità di governo ad una Regione che in sei anni ha cambiato otto Presidenti di Giunta. Proposta di legge presentata proprio dalle consigliere di Progetto Civico Progressista che aveva al suo centro l’introduzione di un sistema elettorale simile a quello che c’è in tutte le Regioni italiane, con l’elezione diretta del Presidente e della sua maggioranza e con la doppia preferenza di genere per meglio perseguire la parità di genere. I consiglieri del Pd hanno abbandonato il progetto unitario dei progressisti, il suo programma, e persino l’impegno sottoscritto sui versamenti degli eletti per consentire l’attività politica di chi li aveva portati in Consiglio regionale. Un naufragio politico, programmatico e morale che lascia stupefatti migliaia di elettori valdostani.

Sono cose che in Valle d’Aosta sono note a tutti e che siamo pronti a documentare. Forse da Roma bisognerebbe guardare alla politica valdostana con un po’ più di attenzione.

Aosta 12 marzo 2023,
il direttivo di Rete Civica”