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Raddoppio del TMB, Rete Civica contro Confindustria: “sarebbe una scelta contro le politiche europee”

di Redazione

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Si intesifica il dibattito intorno al destino del Traforo del Monte Bianco, dopo la presa di posizione netta di Confindustria VdA sulla necessità di un raddoppio del tunnel.

A mettere in discussione tale posizione Rete Civica, la forza politica di sinistra solitamente molto avversa alle grandi opere infrastrutturali.

“Abbiamo una visione diversa rispetto alla narrazione presentata sui media in questo periodo, con una visione catastrofista della chiusura programmata del traforo”, dice Sarah Burgay, esponente di Rete Civica al Consiglio comunale di Aosta in apertura della conferenza.

Per RC lo scenario di profonda recessione economica prospettato per la chiusura periodica del tunnel per i lavori di manutenzione non sarebbe giustificato, in quanto il traforo è già stato chiuso a seguito del rogo del 1999 e l’economia valdostana non ne risentì in modo significativo.


A illustrare nel dettaglio i motivi della contrarietà di RC al raddoppio è Elio Riccarand: “il raddoppio del tunnel porterebbe a un aumento del traffico di tir e il andrebbe contro ogni direttiva e politica dell’Unione Europea degli ultimi decenni, la quale invece punta alle grandi trasversali ferroviarie per il trasporto su ferro”.

Sul piatto anche le disposizioni del Consiglio Valle che, dal 1999 al 2012, avrebbe approvato quattro risoluzioni e due mozioni contro il raddoppio del traforo del Monte Bianco. “Un raddoppio sarebbe in contraddizione con la politica europea – sottolinea Riccarand -, con la volontà del Consiglio regionale, con l’interesse delle popolazioni della Valle d’Aosta”.