C’è da immaginarselo così il sindaco Gianni Nuti, sconsolato e vilipeso in uno dei cavalli di battaglia della propria campagna elettorale e forse della propria esistenza: la valorizzazione delle donne in politica e nella società civile.
C’è da immaginarselo in una giornata che forse non aveva ancora vissuto, almeno in questi termini, dove il fuoco davvero pericoloso non è quello in arrivo dall’altra parte della barricata, ma dalla propria. Con l’ordine del giorno presentato da Diego Foti e Luciano Boccazzi, di Area Dem, in cui si chiedeva l’impegno del Comune di Aosta nell’esortare la quota rosa nella giunta regionale, la maggioranza è andata in frantumi in una gara a chi era più femminista.
E così fra chi, nel gruppo di PCP, sosteneva che si trattasse di un argomento di coerenza e chi ci vedeva un regolamento di conti sotterraneo, la scena di centozziana memoria – dove era il trio Caminiti, Zuccolotto e Verducci a far patire le pene al proprio sindaco – è andata in onda in pubblica visione, con un cortocircuito tutto interno alla coalizione a progressista.
Da oggi anche Nuti sembra un po’ meno granitico, i segnali c’erano già da tempo e problemi in vista – vedasi il caso mense – sono sempre di più difficile gestione.
“Dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Iddio…”, in fondo è sempre così.
Giuseppe Manuel Cipollone