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Lettera alla redazione: “impedita la visita ad un malato terminale, dov’è finita l’empatia?”

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di Redazione

Gentile Redazione di AostaNews24,

Vi scrivo questa lettera nella speranza che trovi da voi pubblicazione. Quando la misura è colma ormai da troppo tempo, ti viene da pensare che nulla possa far straripare il bicchiere. Goccia dopo goccia, la situazione pare inesorabilmente stabilizzarsi in una regolare follia universalmente accettata.

Ma può accadere che al posto della goccia cada nel bicchiere una quantità d’acqua tale da rendere improvvisamente tutto assolutamente inaccettabile!

E’ così che mi sento oggi, dopo che ho assistito – il 13 aprile scorso – ad una ingiustizia che ha superato ogni limite. Ci ho messo un attimo a riordinare i pensieri, ma adesso credo sia giunto il momento di scriverne.

Ad un caro amico è stata preclusa la possibilità di rendere un saluto, con tutta probabilità l’ultimo, perché non era vaccinato. Questa persona, che per motivi personali ha deciso in autonomia di non effettuare la vaccinazione per il SARS-CoV-2, era in ogni caso in possesso del certificato di recente guarigione alla malattia.

All’ingresso del reparto Hospice dell’ospedale Beauregard di Aosta, si è visto negare la possibilità di accesso in quanto non vaccinato con ciclo completo, ossia tre dosi.

Secondo quale criterio scientifico una persona guarita dal SARS-CoV-2 sarebbe più contagiosa di una persona vaccinata con 3 dosi? Ed in quale misura? Esiste una letteratura ufficiale e specifica al riguardo? Capisco le norme stringenti, la nostra azienda sanitaria locale avrà certamente una risposta, vista la decisione di negare l’accesso ai non vaccinati con almeno tre dosi. Forse i guariti da poco tempo hanno molte più possibilità di infettarsi rispetto ai vaccinati da 4 o 5 mesi.

L’aspetto primario e sostanziale è però un altro: secondo quale principio si nega ad una persona la visita ad un parente malato terminale?

Prima di rispondere a questa domanda credo sia doveroso leggere la descrizione del reparto Cure palliative e hospice come riportato sulla pagina web dell’Azienda Sanitaria Locale della Valle d’Aosta.

“Struttura Semplice – Cure palliative e hospice1

Le cure palliative derivano il loro nome da pallium, che significa mantello ed indica qualcosa che avvolge e protegge. Sono l’insieme degli interventi terapeutici e assistenziali finalizzati alla cura (nel senso di prendersi cura) dei pazienti la cui malattia di base non risponda più a trattamenti specifici. I pazienti che non possono guarire necessitano, come è più degli altri, di cure appropriate, cure attive e globali che rispondano ai molteplici bisogni della persona malata.

Le cure palliative mirano a prevenire e ridurre i sintomi invalidanti e forniscono un supporto psicologico, sociale e spirituale. Sono oggetto di cura e supporto non solo le persone malate, ma anche le loro famiglie. Attraverso interventi di tipo multidisciplinare, che coinvolgono medico, infermiere, psicologo, fisioterapista, assistente sociale e volontari, le cure palliative hanno come obiettivo esplicito la migliore qualità di vita possibile. Il rispetto della dignità delle persone e delle loro scelte è fondamentale in questo contesto.

In quale modo si rispetta la dignità delle persone e delle loro scelte negando l’incontro tra una persona gravemente malata ed un familiare in apprensione?

La risposta di molti sarà sicuramente scontata: la sicurezza prima di tutto!

Abbiamo sentito talmente tanto spesso questo ritornello da essere ormai svuotato da ogni significato. La sicurezza di chi? Come? E perché? Io non voglio una vita esclusivamente sicura. Io vorrei innanzitutto una vita di amore, affetto, uguaglianza, pietà, empatia. In questi due anni ci siamo allontanati sempre di più dal significato di queste parole e temo possa venire il giorno in cui queste parole saranno dimenticate.

Abbracciamo i nostri parenti più anziani, presto non lo potremo più fare. Baciamo allo sfinimento i nostri figli, presto cresceranno. Sorridiamo al nostro prossimo, non sappiamo quale battaglia stia combattendo. Lottiamo fermamente per quello in cui crediamo, i rimpianti non costruiscono futuri.

Trovo oggi il coraggio di scriverne, anche se a breve le restrizioni – spesse volte punitive e irragionevoli – saranno sospese. Ma se è successo una volta, potrà succedere altre volte. E’ nella speranza che quanto avvenuto non avvenga mai più, che scrivo questa lettera perché rimanga testimonianza che non tutti erano d’accordo.

Milena Piellier

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