Il fenomeno è noto da tempo e segna le nuove frontiere dello sfruttamento del lavoro: i rider, i nuovi fattorini digitali, pagati a cottimo in nero e senza tutele sindacali, sotto un sistema di caporalato non noto nemmeno alle piattaforme digitali.
Una forma di lavoro preoccupante, ma sempre più comune, che però non sembra essere già arrivata in Valle d’Aosta. A certificarlo i carabinieri che – all’interno di una grande campagna di controlli nazionale sulle forme di sfruttamento dei rider – non hanno rilevato irregolarità nella nostra regione.
I soggetti controllati, anzi, avrebbero mostrato grande disponibilità nei confronti dell’Arma, senza che vi siano evidenze di infrazioni o situazioni anomale. In sostanza, il fenomeno consiste in un caporale che offre un account unico per svolgere la mansione di rider, a tanti altri soggetti sottostanti, a cui viene girato in nero solo una parte del compenso orario previsto dalla piattaforma. Compensi peraltro riconosciuti dalle piattaforme già non alti.
Dai riscontri dei carabinieri però emerge il dato positivo dell’assenza del fenomeno nella nostra regione – commentano i carabinieri – che distingue la Valle d’Aosta da altre realtà d’Italia dove lo stato delle cose non è altrettanto incoraggiante.