Baby Gang, una presenza importante anche in Valle d’Aosta. A denunciarlo il capogruppo della Lega, Andrea Manfrin, con un’interpellanza presentata oggi – 4 aprile – in Consiglio regionale. “Un fenomeno che non va sottovalutato“, è stata la risposta del presidente della giunta Renzo Testolin.
In Consiglio regionale si è parlato nuovamente delle cosiddette “Baby gang”, le bande di giovani ragazzi – spessp minori – che si renderebbero responsabili di ripetuti atti di microcriminalità.
La denuncia della Lega VdA
“Con una precedente interpellanza avevamo già sollevato la questione della baby gang – ha esordito Manfrin – perché i risultati dello studio ‘Le gang giovanili in Italia’ di Transcrime ha rilevato una presenza significativa delle baby gang anche in Valle d’Aosta. L’allora presidente della Regione ha detto che non ci fosse alcuna prova che ciò corrispondesse alla realtà. Peccato che poi i fenomeni si siano intensificati“.
Manfrin ha poi elencato alcuni eventi, alcuni finiti agli onori delle cronache ed altri che hanno fatto molto discutere la popolazione. Fra quelli citati dal capogruppo leghista, la rissa tra un gruppo di ragazzine all’uscita da scuola – che ha fatto il giro del web – avvenuta nel mese di novembre 2022, l’intrusione di un ragazzo in un istituto scolastico di Aosta con addosso un coltello. E non ultimo un episodio in cui una nota “gang giovanile” – aggiunge Manfrin – avrebbe aggredito a Verrès con un taser una persona in un locale pubblico, fatto non denunciato dalle vittime per il timore di ripercussioni.
“Si tratta di episodi da non prendere sotto gamba per non legittimare, attraverso la normalizzazione, questo genere di azioni, creando, tra le altre cose, anche un pericoloso effetto di emulazione“, continua il leghista.
La risposta del presidente Testolin
“Noi non ci esprimiamo sui fatti di cronaca di cui non abbiamo una conoscenza diretta e certa – ha anticipato il neo presidente della Regione, Renzo Testolin -. Esistono sicuramente problemi di disagio giovanile, episodi di bullismo e cyberbullismo tra coetanei. Si tratta di fenomeni complessi per i quali non c’è una risposta semplice e univoca. Sarebbe bene che questi fatti venissero sempre denunciati da chi li subisce perché l’assenza di denuncia impedisce di approfondire i fatti, di individuare i responsabili e, se del caso, di punirli. Perché, se è vero che la soluzione di questi problemi non sta nella repressione, credo anche che non tutto debba restare impunito“.
Per fronteggiare questi fenomeni l’amministrazione regionale, in collaborazione con tutti gli enti, le istituzioni e le organizzazioni presenti sul territorio regionale, starebbe realizzando iniziative sui problemi giovanili, sulla prevenzione e sul contrasto del disagio a cui si collegano comportamenti cosiddetti devianti o reati, individuali o di gruppo.
“«”Come tutti i fenomeni, questo non va enfatizzato ma neanche sottovalutato e porterò a breve queste considerazioni al COSP (Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica), confrontandomi con le forze dell’ordine per individuare dei percorsi condivisi su questa tematica“, conclude il presidente.
Le persone hanno paura anche di denunciare
“Le persone non si sentono sicure neanche a ricorrere alle forze dell’ordine per denunciare questi casi“, ha controbattuto il capogruppo del Carroccio.
“Sembra di vivere in una periferia disagiata di qualche grande città. Apprezzo l’impegno del presidente di prendere in carico il problema e segnalo che gli atti di violenza sono conoscibili anche in assenza di denunce, ad esempio, attraverso il ricorso alle fonti aperte. In particolare, i giovani che si sono resi responsabili di molti comportamenti gravi sono ampiamente noti a tutti. L’educazione alla legalità è sicuramente importante, ma quando non si producono gli effetti auspicati è necessario intervenire anche attraverso lo strumento della repressione per far sì che episodi del genere non si ripetano più“.