Una richiesta esplicita di gestire il lupo, al pari delle altre specie selvatiche, arriva dall’Enalcaccia Valle d’Aosta. In un lungo documento, l’associazione venatoria guidata dal Presidente Diano Santo sottolinea come la presenza crescente del predatore stia incidendo in modo significativo sulle popolazioni di ungulati della regione, già in calo da alcuni anni.
“Il possibile depauperamento della risorsa selvatico è una situazione che si è creata in questi ultimi anni e di cui parte attiva è la ricomparsa del lupo”, scrive Diano Santo, che fa riferimento anche alla bozza del Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), attualmente all’esame del Consiglio regionale. In particolare, l’associazione segnala che le popolazioni di capriolo e cervo sono in costante diminuzione dal 2019, con il capriolo sceso sotto le soglie di sicurezza in diverse aree e con il cervo riportato a consistenze inferiori a quelle di un decennio fa.
Nel documento si citano i dati ufficiali dei censimenti faunistici 2022–2024 e i primi risultati del 2025, che confermano il trend negativo. “Il numero di caprioli rilevato nel 2024 (2.952 capi) – si legge – si avvicina pericolosamente alla soglia di sopravvivenza stimata da ISPRA in 3 capi ogni 100 ettari”.
Enalcaccia ribadisce che “l’ambiente venatorio non pensa assolutamente che si debba aprire la caccia al lupo”, ma chiede che venga riconosciuta la necessità di una gestione attiva. Viene citata anche una stima contenuta nel PFVR secondo cui un lupo adulto consuma ogni anno fino a 60 caprioli ogni 100 km²: un impatto che, secondo l’associazione, non può essere ignorato. “Gli effetti si vedono già in molte zone della nostra regione – afferma il Presidente – dove la bassa densità di cinghiali potrebbe spingere la predazione verso altre specie più distribuite come capriolo, camoscio e marmotta”.
Altro punto critico sollevato riguarda l’ibridazione tra lupo e cane, definita “una minaccia sottovalutata per la biodiversità e per la stessa specie”.
Enalcaccia chiede azioni tempestive
Enalcaccia chiede che si agisca ora, richiamando gli esempi passati in cui la Regione è intervenuta in modo deciso per contenere i danni causati da altre specie, come il cervo. “Chiediamo che si intervenga sul lupo con la stessa determinazione”, afferma Diano Santo, sottolineando come anche l’Unione Europea e l’ISPRA abbiano recentemente aperto alla possibilità di interventi di controllo.