Egregio Direttore di AostaNews24, Francesco De Santis,
scrivo al vostro giornale nella speranza che la mia testimonianza possa trovare rilievo. Purtroppo sono uno dei tanti papà valdostani, con cittadinanza italiana, che si sono separati durante il periodo appena successivo alla pandemia e vorrei condividere con lei e i vostri lettori la mia esperienza personale, in forma del tutto anonima, nella speranza che questa lettera possa aiutare qualcuno che si è trovato – o si sta trovando – in una situazione analoga alla mia.
Siamo nel 2024 e per quanto si senta parlare di parità dei diritti tra uomo e donna, questo obiettivo è ancora distante. Malgrado ciò che spesso viene riportato, però, non sono solo le donne a vivere vicende o situazioni in cui si vedono svantaggiate a priori, ma non esiste la stessa attenzione quando sono invece gli uomini a scontare tali difficoltà. Io sono qui – nell’ottica di tutelare la bigenitorialità e il bene che voglio ai miei figli – per presentare il grande malessere psicologico e fisico che si vive quando, dopo una separazione, ci si trova di fronte ad un totale impedimento a svolgere le funzioni e il ruolo della figura genitoriale, che molto spesso noi papà ci troviamo ad affrontare. Specie se la separazione è conflittuale. Ed il motivo, purtroppo, non di rado è solo il puro e vile denaro e gli interessi personali.
Prima di raccontare la mia esperienza, premetto che la mia testimonianza vuole essere solo uno spunto di riflessione, nella speranza che in futuro altri genitori – e in particolare altri papà e altri figli – possano evitare quello che ho vissuto io. Da ciò che sto vivendo mi sono reso conto che la legge italiana tutela giustamente i figli e in modo sproporzionato – e quindi ingiustamente – il genitore ai quali sono affidati, senza considerare quasi in nulla i diritti dell’altro genitore, che spesso sono i padri, i quali continuano a servire solo come bancomat.
Inutile soffermarsi a lungo, ma è bene ricordare come i costi di un nuovo posto dove vivere, le nuove spese quotidiane, continuando a pagare le rate dei mutui o dei finanziamenti cointestati, stipulati durante il matrimonio, nonché gli alimenti e le spese straordinarie per i figli, si sommano in un mix che sovente ci getta – da un giorno all’altro – in una situazione di forte rischio povertà. Noi padri separati ci troviamo a dover uscire dalla casa familiare solo con i nostri effetti personali più stretti. Nel mio caso, ho potuto portare con me esclusivamente dei vestiti, tutto il resto – anche se di mia esclusiva proprietà – ho dovuto lasciarlo nella mia vecchia abitazione. Bici, articoli sportivi, collezione di oggetti privati, corredo, ma soprattutto tanti ricordi e oggetti personali che per me avevano un alto valore affettivo.
E’ stata la mia ex moglie a comunicarmi la volontà di volersi separare ed è stata sempre lei a richiedere, tramite il suo legale, la separazione. Eravamo sposati da più di 20 anni, quando lei improvvisamente ha sostenuto che – ormai da molti anni – non provava più alcun sentimento nei miei confronti, stava solo aspettando il momento giusto per separarsi. Il post pandemia e le difficoltà a ripristinare il reddito che avevamo prima della crisi, i figli quasi maggiorenni, hanno fatto sì che si convincesse a dichiarare le sue intenzioni, in un primo momento inaspettate da tutti.
Finché siamo stati sposati ho sempre garantito alla mia famiglia un tenore di vita più che agiato. La mia ex moglie, per sua scelta, lavorava esclusivamente part-time. Abbiamo sempre avuto a disposizione una donna che ci aiutasse con le faccende domestiche. Sono partito con nulla da piccolo artigiano, molto cattolico, e piano piano sono riuscito a crescere, fino a riuscire anche ad acquistare immobili di valore e alcuni investimenti per la sicurezza familiare. Molti di questi beni erano stati intestati a mia moglie – con un patto fiduciario di cui beneficiassero i figli – però mi rendo conto solo oggi di aver commesso un errore.
Nonostante lo shock della notizia, nell’interesse della serenità familiare e in particolare modo dei miei figli, ho cercato di addivenire ad una separazione consensuale. Almeno finché mi è stato ragionevolmente possibile. Ma ahimè l’interesse economico ha prevalso fin da subito. E’ stato un momento molto difficile, anche da un punto di vista professionale: la pandemia e la separazione stavano demolendo quello che in 20 anni avevo costruito. Il 100% dei miei ricavi si sono azzerati per cause di forza maggiore, solo con dei risparmi sono riuscito a sostenere le spese vive e gli impegni economici della famiglia e del mio lavoro.
Non riuscendo a trovare un’intesa ragionevole e consensuale, si è passati rapidamente ad una separazione giudiziale molto conflittuale. E qui è stato il momento più buio: ho visto una madre comportarsi da vittima, cercando di coinvolgere i figli per schierarli da una parte, la sua. E quel che è peggio è che sembra ci sia riuscita. E’ stato come procedere in una guerra, dove si coinvolgono gli alleati contro l’altra parte. Ma qui si stava parlando dei nostri figli, di sentimenti, di persone, di oltre 20 anni di matrimonio, di affetti e non di alleati o di guerre.
In pochissimi comprendono, se non lo si è vissuto, il male che ci si fa tra genitori separati e soprattutto che si fa ai figli. E questo male, non lo si fa, solo nell’immediato, ma soprattutto nella loro vita futura.
Ho cercato di far capire ai miei figli che, nonostante i loro genitori si stessero separando, saremmo in ogni caso stati sempre al loro fianco. Ma piano piano un muro si è alzato tra noi e la mia impressione è che quel muro non sia stato casuale.
Ed è questo che mi fa più male, star perdendo il rapporto con i miei figli e non avere strumenti per recuperarlo. Non i soldi, i beni, le situazioni materiali per cui pure ho dovuto vivere momenti economici davvero critici. Ed ho continuato a versare tutto quanto stabilito alla mia ex moglie, perché ai miei figli non mancasse nulla. La situazione peggiore è che ho visto coinvolgere loro, i miei figli, contro di me, perché lei non aveva ottenuto tutto, fino a quando non sono stato escluso totalmente.
E’ da quel giorno che non riesco a dialogare con loro, nelle pochissime volte che sono riuscito ad avvicinarli mi hanno mancato di rispetto, aggredito, non solo verbalmente. Oggi mi rendo conto di non aver solo subito il fallimento di un matrimonio, ho subito la perdita di una famiglia intera, in particolare ho perso i miei figli. E questo anche perché le leggi non sono eque, tanta ipocrisia vi è dietro. Solo che di questa ipocrisia non è comodo parlare.
Lettera firmata