Fare il giornalista in Valle d’Aosta, con un particolare occhio riguardo al tema dei giovani che si avvicinano alla professione: questo il tema al centro dell’ultimo incontro del Circolo Valdostano della Stampa, presieduto dalla dott.ssa Maria Grazia Vacchina e ospitato – il 14 marzo scorso – presso il ristorante solidale Intrecci.
Alla serata sono intervenuti come relatori molti giornalisti noti, tra i quali Paola Borgnino (Radio Proposta Aosta), Fabrizio Favre (Corriere della Valle), Alessandra Ferraro (Rai3 VdA), Patrizio Gabetti (La Prima Linea), Enrico Martinet (La Stampa), Thomas Piccot (Gazzetta Matin) e Giancarlo Zaramella (La Vallée).
Interventi questi ricchi di riflessioni, a cui si sono aggiunti gli spunti e le esperienze di alcuni convenuti alla piacevole serata che in questo periodo si stanno avvicinando alla pratica del giornalismo. Fra loro Giuseppe Manuel Cipollone che da due anni scrive su AostaNews24, Lucia Vallesi che collabora con una rubrica sul panorama del lavoro regionale – sempre su AN24 – e Genny Perron, consulente della comunicazione ed oggi collaboratrice del Corriere della Valle.
Tante le testate rappresentate all’incontro organizzato dal Circolo Valdostano della Stampa e, soprattutto, tante le modalità di praticare il giornalismo, segno dei tempi in un mercato editoriale in cambiamento, con diversi inquadramenti, problemi e sfide quotidiane a seconda del percorso professionale: dai sempre meno professionisti strutturati ai pubblicisti flessibili, dagli aspiranti giornalisti in cammino verso il tesserino, fino alle diverse realtà di diffusione delle notizie – attraverso radio, carta stampata, agenzie, siti online -, ogni realtà informativa ha presentato peculiarità e nodi cruciali che in futuro dovranno essere oggetto di riflessione sia del settore editoriale sia dell’ordine professionale, oggi entrambi in stato di transizione.
Ad aprire gli interventi Roberto Favre, direttore del Corriere della Valle, che ha evidenziato come oggi da parte del giornalista non ci debba essere soltanto l’impegno a “cercare la verità di un evento”, ma anche l’impegno di “selezionare la notizia a fronte di un flusso comunicativo sempre più imponente”.
Considerazione rintuzzata da Enrico Martinet, de La Stampa, che ha sottolineato la necessità di essere distaccati da un ambiente locale alle volte un po’ piccolo per essere sereno, bisogna essere capaci “di non fare amicizia con chi può usarci” insieme alla necessità di crescere professionalmente per diventare autorevoli. Giancarlo Zaramella – de La Vallée – ha ricordato come il giornalismo autentico, un tempo, era a caccia di notizie, al contrario di oggi che se ne è sovrastati. Ci si doveva “consumare le suole delle scarpe” nelle aule dei tribunali e vivere anche momenti segnanti dal punto di vista umano.
Spazio poi alla caporedattrice TGRai3 VdA e presidente Ucsi, Alessandra Ferraro, la quale ha posto l’esercizio della professione con continenza e senza autoreferenzialità, unito alla rapidità e la competenza, come il sale del buon giornalismo, che è chiamato a “spiegare il mondo come sottolineato anche da Papa Francesco”. Fare il giornalismo oggi – dal punto di vista delle condizioni contrattuali di lavoro – è senz’altro più difficile, ma esistono ancora canali che permettono di trasformare la professione in un percorso lavorativo strutturato e senza incertezze.
Hanno parlato ancora Paola Borgnino, di Radio Proposta Aosta, che ha illustrato la linea editoriale della propria emittente, mirata a dare una chiave positiva alle notizie. Patrizio Gabetti – de La Prima Linea – ha sottolineato quanto spesso una notizia di cronaca o di inchiesta, ricostruita “sul campo”, possa nasconderne un’altra e in questa capacità di discernimento spesso stia la vera professionalità del giornalista. Il giovane giornalista Thomas Piccot, di Gazzetta Matin, ha invece portato l’impegno di un giovane che dimostra come, pur tra tante difficoltà, sia possibile svolgere la professione con una certa flessibilità anche in Valle d’Aosta.
Dalla platea, chiamato a intervenire, Giuseppe Manuel Cipollone ha portato la propria esperienza, qui su AostaNews24, condivisa con Lucia Vallesi, facendo emergere pro e contro dei casi in cui ci si ritrova ad esser autodidatti, fautori di sé stessi nell’esercizio della pratica giornalistica, su un confine della microeditoria che evolve rapidamente verso lidi non ancora del tutto definibili e prevedibili nel settore. Jenny Perron infine ha raccontato non soltanto l’esperienza di collaboratrice di un settimanale valdostano, ma anche la professionalità necessaria nel settore della comunicazione in senso più ampio e il rapporto tra comunicatori e giornalisti.
Una serata pertanto, quella organizzata dalla dott.ssa Vacchino, che ha sicuramente posto sul tavolo tanti interrogativi sul futuro della professione, del passaggio generazionale, dando risposte e suggestioni solo provvisorie. Ma d’altronde ed era difficile immaginare – ad oggi – qualcosa di diverso.