Non è stato afferrato nell’immediato, ma il colpo gobbo di Stefano Aggravi – per il momento – pare compiuto. E non solo, apre un precendente nell’interpretazione delle norme – solo in parte visto nel 2004 – che potrebbe diventare un viatico, una scuola per altre liste autonomiste ed espressione delle minoranze linguistiche in occasione delle elezioni europee.
C’era trepidazione in casa Rassemblement Valdôtain, prima che la Corte d’Appello di Milano sciogliesse la riserva. L’interpretazione della normativa sui listini apparentati infatti è tutt’altro che inequivocabile ed ha fatto scaturire letture giuridiche distinte fra loro da parte dei tribunali.
Lo stesso Aggravi è stato, fin’ora, abbastanza austero nelle dichiarazioni, evitando annunci roboanti. Ma la linea è passata: le liste e i simboli frutto di minoranze linguistiche – secondo quanto stabilito dalla Corte d’Appello – non hanno l’obbligo della raccolta firme, a patto che possano vantare un apparentamento/accordo sottoscritto con un partito capace di essere “presente in tutte le circoscrizioni con lo stesso contrassegno”. Sarrebbe irragionevole esigere da un partito che ha la pretesa di rappresentare solo un territorio ben circostanziato, una raccolta firme estesa a tutta l’area della circoscrizione. Sul punto sicuramente si potrebbe discutere a lungo, ma al momento la linea è stata questa.
Le differenze stanno nelle sottigliezze. L’elemento di distinzione per RV, in questa circostanza, sta nel fatto di avere un vero e proprio listino autonomo “agganciato” alla lista ‘Libertà’ di Cateno De Luca. Un listino per il nord-ovest composto di tre candidati, ma che avrebbe potuto averne fino a venti. Gli altri candidati valdostani sono invece inseriti dentro una lista presentata da un partito nazionale: Fulvio Centoz nel PD, Leonardo Lotto in Azione, Chiara Minelli (Rete Civica) e Andrea John Déjanaz (Adu) in Sinistra Italiana.
E se dal punto di vista elettorale, quella appena menzionata, sembra una differenza non per forza determinante, non è detto che il precedente non lo sia da un punto di vista più eminentemente politico: fino adesso la candidatura alle elezioni UE, in area autonomista, è sempre stata un monopolio de facto dell’Union Valdôtaine. Difficile in Valle d’Aosta percorrere altre vie tra l’UV (che può tradizionalmente vantare almeno un Deputato a Roma) e l’assimilazione ad una lista nazionale. Ma quel monopolio, da oggi, ha subito una grossa crepa.
L’inerzia sancita dal Leone Rampante nell’ultimo Conseil Fédéral – che prima ha tenuto alla porta il PD, per poi sgambettare il passo lungo di Laurent Viérin – ora apre il vero dilemma per queste elezioni europee valdostane: cosa faranno le migliaia di unionisti “in libera uscita” con il beneplacito del Mouvement?
Il braccio di ferro è appena iniziato e la partita si gioca, più che mai, su un crinale sottile.
Giuseppe Manuel Cipollone