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Dalla crisi del Pcp, all’idea (sempre meno vaga) del rimpastone: ore tese nelle stanze dei bottoni

di Redazione

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La crisi interna a Pcp era evidente, ma ieri dentro la federazione di movimenti progressisti è sucesso di tutto, con un colpo di mano al fulmicotone: i cinque consiglieri – che da tempo avversano la linea che arriva dal movimento fuori dalle stanze del Consiglio Valle – hanno eletto nuovo Capogruppo Paolo Cretier spodestando Erika Guichardaz, fra le proteste di quest’ultima. Una vera ala governista di maggioranza quella dei cinque contraria invece a quella voluta dalla base del Pcp – e qualche vecchio burattinaio della sinistra – che vorrebbe imporre invece una linea di opposizione interna allla maggioranza. 

Ieri si è riunito il Tavolo di coordinamento del Progetto civico progressista che – come prevedibile – ha espresso “Rammarico, amarezza e disappunto” per il colpo di mano dei cinque, dando l’ennesimo endorsement al duo Guichardaz-Minelli. “Sono cinque persone che agiscono a titolo personale e non certo a nome di Pcp“, ha scritto il Tavolo di coordinamento in una nota, sottolineando il venir meno agli accordi presi prima di essere eletti. I cinque consiglieri infatti – a detta del tavolo Pcp – si sarebbero “autoridotti ad un terzo di quanto si erano impegnati a versare” al Pcp stesso, oltre che non rispetterebbero la tabella di marcia pattuita in campagna elettorale.

E a questo punto la scissione del Pcp sembra un passo inevitabile, con la perdita per l’abaco di maggioranza di 2 voti importanti. O forse no, perché i bene informati sussurrano come il dialogo fra la maggioranza e Pour l’Autonomie sia molto attivo e l’opzione rimpastone sempre meno fantapolitica. Nulla è chiuso, sia mai: se a Erika Guichardaz e Chiara Minelli non è ancora arrivato il segnale eterodiretto di staccare la spina è proprio perché nei “tavoli” di Pcp – chiamiamoli così – ha prevalso il timore che possano esser sostituite in un batter d’occhio senza che la maggioranza ne risenta. Ma questa azione di opposizione interna non potra essere sopportata, o tollerata, in eterno.

Quindi non resta che mettersi alla finestra e guardare, tutto può ancora succedere: la politica valdostana ci ha abituato a inaspettati colpi di scena. Però questo è l’orientamento che – al momento – esce dalle stanze dei bottoni, con buona pace di chi siede nella massima Assise regionale e sta sperando in altri scenari: ma si sa “chi vive sperando, muore cantando“. 

Giuseppe Manuel Cipollone